La Nuova Sardegna

Sassari

«Basta promesse, ridateci la nostra dignità»

«Basta promesse, ridateci la nostra dignità»

Gli operai sopravvivono da un anno con 500 euro al mese: «Le istituzioni non si dimentichino di noi»

02 novembre 2017
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SASSARI. Tirano avanti con poco meno di 500 euro al mese della Naspi, la nuova forma di disoccupazione assistita, ma dopo quasi un anno di precarietà chiedono alla politica di avere risposte certe sul loro futuro.

«Non chiediamo altro che un lavoro - spiega Salvatore Muscas, operaio di Codrongianos delegato Uil Tucs di Sassari - perché i tempi stringono e tra poco resteremo anche senza la Naspi». L’assegno di disoccupazione che si assottiglia mese dopo mese sarà erogato infatti fino a dicembre. Cinquantadue anni tra una settimana, moglie e due figli, la storia di Salvatore è simile a quella di Tore, Marco, Gianfranco e Graziano e degli altri operai che dal 9 ottobre scorso hanno deciso di rendere pubblica la loro vertenza con un gesto clamoroso. «Tra poco sarà Natale - spiega Muscas subito dopo la messa in cattedrale con l’arcivescovo - e ognuno di noi spera di arrivarci con un lavoro e con la serenità che merita ogni persona. La politica non può abbandonarci - conclude l’operaio - abbiamo diritto ad essere ricollocati nel mondo del lavoro e ora chiediamo che non si perda più tempo. Non accettiamo più promesse, non crediamo più alle parole, vogliamo atti concreti». Dopo la funzione religiosa per la festa di Ognissanti gli operai sono risaliti sul tetto del duomo dove prosegue la loro vertenza. «Resteremo qua fino a quando la Regione non ci darà delle risposte certe» spiega Marco Dore, dela Cisl Fisascat.

Un lavoro che per loro e per altri 500 colleghi in tutta la Sardegna manca dal primo gennaio di quest’anno. «La Regione aveva promesso che ci avrebbero trovato una ricollocazione al lavoro in enti e istituzioni pubbliche a partire dal primo marzo», raccontano con la delusione negli occhi. Per sei mesi hanno atteso, pazienti, se non proprio un lavoro, almeno un segnale di speranza dalla Regione, poi hanno deciso di mettere in campo un’azione forte. «La politica non si dimentichi di noi - dicono - chiediamo solo di poter riprendere a lavorare». (l.f.)

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