La Nuova Sardegna

Sassari

Carciofo spinoso sardo simbolo di successo

Carciofo spinoso sardo simbolo di successo

Santa Maria Coghinas, la produzione si concentra nella Bassa Valle ma il Consorzio comprende anche il Campidano

05 novembre 2017
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SANTA MARIA COGHINAS. Realtà e futuro termale a parte, Santa Maria Coghinas molto pragmaticamente non perde di vista l’attuale realtà economica, basata su una robusta produzione agricola e una, meno consistente, attività zootecnica. Negli ultimi anni Santa Maria Coghinas è diventata quasi un sinonimo del “carciofo spinoso sardo” ma la tradizione agricola è molto più articolata. A partire dal grano, già in epoca romana, per passare alle coltivazioni orticole in tempi relativamente più recenti. Ma, lontano da Santa Maria Coghinas, in pochi sanno che una delle coltivazioni “moderne” riguarda il tabacco. Piantagioni poi riciclate in altri prodotti come le patate la cui coltivazione venne abbandonate per le difficoltà incontrate nella commercializzazione. Ma gli agricoltori coxini non si sono persi d’animo e dopo aver provato con alterne fortune la coltivazione degli agrumi, sono passati prima ai pomodori per poi approdare al carciofo. Che al momento è il vero tesoro del territorio, il cui consorzio di tutela del marchio Dop si estende anche ad altri centri dell’isola, fino ad arrivare a Serramanna, Oristano e Cabras.

Imprenditori tenaci, negli ultimi anni hanno preferito puntare sui mercati d’oltremare, con risultati più che apprezzabili. Anche se le colture soffrono dei capricci del clima, Santa Maria Coghinas e tutta la Bassa Valle, sono il cuore della produzione del carciofo spinoso sardo. Un’annata, quella attuale, che non sarà eccezionale proprio a causa delle bizze del tempo, ma che si presenta comunque positiva. Come dimostrano ancora oggi gli ettari dedicati a questo ortaggio. Una coltivazione che si è sviluppata nella parte meno accidentata del territorio comunale che si affaccia sul mare. Per incontrare le aziende zootecniche, bisogna invece salire “in montagna”, la parte del territorio comunale che va verso Bortigiadas e Perfugas. Un allevamento ancora molto tradizionale, con l’ariete sardo e le capre che la fanno da padrone. Ma non mancano i bovini, al pascolo semibrado, che costituiscono un prodotto di nicchia ben apprezzato dai consumatori. Aziende che se viste da fuori sembrano poco sensibili alla modernizzazione, ma che conservano la forza della tradizione, riscoperta dai mercati nazionali e internazionali. (p.s.)

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