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Sassari

Sassari, donna muore dopo 6 ore d'attesa al pronto soccorso

di Giovanni Bua
Sassari, donna muore dopo 6 ore d'attesa al pronto soccorso

È arrivata alle 19 e lì è morta alle 3 per arresto cardiaco dopo 6 ore in fila. Il marito della donna, afflitta da gravi patologie, chiede giustizia. L’Aou si difende: procedure corrette

07 novembre 2017
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SASSARI. «Potevano salvarla. Bastava solo che la visitassero un po’ prima. O che almeno qualcuno si avvicinasse. Che mi desse ascolto. Ma ripetevano che era un codice verde. Che c’erano delle urgenze. Abbiamo aspettato troppo in quella sala d’attesa. E lei non ce l’ha fatta». Non si dà pace Giovanni Manzoni, e da settimane ripensa alla notte del 14 ottobre, quando sua moglie Vittoria, 73 anni, è morta nel reparto Rianimazione del Santissima Annunziata per un arresto cardiaco.

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Codice verde. C’era arrivata poco prima delle due di notte, dopo sei ore di attesa passate al pronto soccorso. Un’attesa nella norma per il codice di gravità che le era stato assegnato al “triage”: verde che, come recita il protocollo “è poco critico, ha assenza di rischi evolutivi e richiede prestazioni differibili”. E invece il malessere che Vittoria Fadda lamentava, e che aveva convinto il marito Giovanni a chiamare un’ambulanza che la portasse d’urgenza al Santissima Annunziata, è andato avanti. E, nonostante la donna fosse vigile, parlasse, addirittura rassicurasse il marito, il suo cuore ha ceduto poco dopo che il suo caso è stato preso in carico intorno all’una di notte.

I limiti. «La convinzione è quella di aver fatto il possibile e nel rispetto delle linee guida per garantire alla paziente la corretta presa in carico e le cure adeguate– sottolinea il direttore del pronto soccorso dell’Aou Mario Oppes, che sul decesso ha inviato una relazione al direttore sanitario dell'azienda di viale San Pietro – E se il pensiero dei medici della struttura di viale Italia va ai familiari per la scomparsa della donna, si aggiunge la consapevolezza dei limiti dell'intervento medico, di fronte a gravi e complesse malattie croniche».

L’arrivo. Vittoria Fadda, infatti, arrivata al Santissima Annunziata lamentando una diminuzione della forza muscolare, aveva una storia clinica in cui erano presenti pluripatologie gravi. Priva di entrambi i reni, diabetica, con gravi disfunzioni cardiache, solo tra maggio e settembre era stata già ricoverata tre volte dopo altrettanti accessi al pronto soccorso.

Il marito. «Mia moglie era in condizioni gravi – conferma il marito – faceva dialisi un giorno sì e un no. E questo è stato segnalato al momento dell’arrivo. Lei lamentava vertigini e debolezza, era svenuta in casa. Erano malesseri che si trascinava da tempo. Che da tempo combattevamo. Ma era chiaro, almeno per noi, che la situazione di stava aggravando. Abbiamo spiegato la situazione. E chiesto la consulenza immediata del nefrologo. Che alla fine è arrivato. E in accordo con il medico di guardia, ha concordato il ricovero. Ma era ormai troppo tardi. L’errore è stato tutto nell’assegnazione del codice verde. E nel non voler rivalutare mia moglie dopo qualche ora. Bastava un controllo del sangue per individuare i segni della sofferenza cardiaca. Dell’arresto che l’ha stroncata».

L’Aou. «La paziente – spiega Oppes – è arrivata alla struttura di viale Italia in ambulanza e il suo ingresso, il 13 ottobre alle 19.12, è stato registrato al triage come trauma. Secondo le linee guida quindi le è stato assegnato un codice verde. La paziente è stata presa in carico e valutata dal medico di guardia – ben prima della 1,28, orario di apertura della scheda personale della paziente, attribuito automaticamente dal sistema informatico al momento in cui si formalizza la presa in carico sul sistema».

«La paziente – continua il direttore del pronto soccorso – ha esposto al medico il suo stato e, in considerazione della sua storia clinica, dal pronto soccorso è stata richiesta la consulenza di un nefrologo. Quest'ultimo ha concordato con il medico di guardia la necessità di ricovero e sull'iniziale trattamento terapeutico da avviare. Alla 1,45 un repentino peggioramento e, dopo un arresto cardiaco e l'immediato avvio delle manovre per la rianimazione cardiopolmonare. Con la paziente che è stata trasferita in Rianimazione. Alle 3,05 è stato constatato il decesso».

Le ultime ore. Per i vertici dell’Aou insomma una fatalità, o meglio «la consapevolezza dei limiti dell'intervento medico, di fronte a gravi e complesse malattie croniche». Per il marito Giovanni una colpevole e tragica sottovalutazione, che ha tolto alla moglie Vittoria la possibilità di lottare ancora. «So che mia moglie poteva morire in ogni momento – spiega – purtroppo lo sapevamo entrambi da anni. Ma non avremmo mai voluto passare le ultime ore della nostra vita insieme nella sala d’attesa di un pronto soccorso».

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