La Nuova Sardegna

Sassari

Troppo costoso risanarla «Casa Manai va chiusa»

di Emidio Muroni
Troppo costoso risanarla «Casa Manai va chiusa»

L’Assl ha spiegato le ragioni del provvedimento ai rappresentanti del territorio Chiesto l’impegno dell’azienda perché trovi alternative per i malati psichiatrici

08 novembre 2017
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BONORVA. Lunedì sera la vicenda della rsa Casa Manai, gestita dalla cooperativa Elleuno, in fase di chiusura, è stata oggetto, nella sede dell’Asl di Sassari, di una riunione alla quale hanno partecipato Massimo D’Agostino, sindaco di Bonorva, Gianfranco Soletta, sindaco di Thiesi e presidente della conferenza sanitaria territoriale, Giuseppe Pintor, direttore dell’Assl, Pietro Pintore, direttore del Dsmd (Dipartimento della Salute Mentale e Dipendenze), e il dirigente Pittalis del Dsmd. Oggetto della discussione è stata la chiusura della struttura psichiatrica “Casa Manai”, a Bonorva.

In particolare, D’Agostino ha lamentato la scarsa comunicazione tra l’Assl e il Comune che non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Secondo l’Assl le cause che hanno portato alla chiusura, sarebbero originate da un rigoroso rapporto dei Carabinieri del Nas che avrebbe imposto la definitiva chiusura per gravi mancanze strutturali, con evidente pericolo sia per gli operatori sia per gli ospiti con problematiche, quindi, di sicurezza pubblica. Questa condizione d’inadeguatezza strutturale e mancanza di accreditamento, secondo l’Assl, sarebbe stata ben conosciuta dagli operatori e dalla ditta appaltatrice che, da alcuni mesi, ne erano stati informati. Nessuno ha però pensato di avvisare l’amministrazione comunale che ha saputo della problematica solo per canali ufficiosi.

I dirigenti Assl hanno ripetuto che la struttura non può essere accreditabile per la spropositata cifra che occorrerebbe a tal scopo. La spesa non sarebbe affrontabile anche perché la maggior parte dei pazienti ha un’età media di 64 anni e non è più classificabile come malato psichiatrico, è in fase di dimissione e dovrebbe rientrare in carico alle proprie famiglie. Secondo i dirigenti Asll sia la ditta appaltatrice sia gli operatori, erano a conoscenza dell’inappropriatezza clinica della struttura e sapevano che molti pazienti non potevano più essere destinati a un regime di ricovero. Non si tratterebbe, dunque, di un fulmine a ciel sereno, ma di una cosa ben saputa e conosciuta.

Da parte dell’Assl rimane anche da riconsiderare il riordino degli aspetti contrattuali poiché la ditta appaltatrice opera in regime di prorogatio, scaduto nel 2012 e ancora in piedi, per cui si dovrà procedere a una rimodulazione degli aspetti economici del contratto che, con una spesa intorno ai 100 mila euro mensili, sarebbe assolutamente improponibile. D’Agostino e il Presidente Soletta, hanno chiesto ai dirigenti AssL «che si valutino tutte le possibili soluzioni alla crisi, compresa l'allocazione alternativa dei pazienti considerati “psichiatrici” in strutture alternative dell’azienda sanitaria esistenti nel territorio (Thiesi, Ittiri), nelle more di una valutazione più approfondita delle problematiche tecniche». Hanno inoltre chiesto, per i prossimi giorni, l’apertura di un incontro pubblico, da tenere a Bonorva con i dirigenti Assl, per trattare i vari aspetti della vicenda, avuto riguardo della delicatezza delle problematiche sanitarie e della situazione occupazionale che, in caso di chiusura, creerebbe un ulteriore grave danno per l’economia del territorio.

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