La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, quei figli prematuri salvati con l’amore

di Gabriella Grimaldi
Sassari, quei figli prematuri salvati con l’amore

Nella clinica di Neonatologia la giornata dei nati pretermine: open day con i racconti di genitori, bambini e ragazzi

18 novembre 2017
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SASSARI. Daniele è un bel ragazzo di 27 anni che di mestiere fa l’operatore sociosanitario. Il lavoro, gli amici, tanti impegni. Una vita normalissima dunque se non fosse che è cominciata come una sfida: quando Daniele è venuto fuori dalla pancia della mamma pesava 530 grammi, un fatto quasi incompatibile con la sopravvivenza. Ma quel quasi, che comprende la determinazione e la competenza dei medici e degli infermieri del reparto di Neonatologia di Sassari, la forza e la pazienza dei due genitori e, non ultima, la travolgente voglia di vivere di Daniele ha fatto la differenza e ieri, questo ragazzo di Ittiri ha preso parte con orgoglio alla Giornata mondiale della prematurità che nella clinica universitaria Aou di viale San Pietro è stata celebrata con un open day.

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C’erano tante famiglie di bambini nati prematuri e vissuti grazie a un reparto che da anni in Sardegna rappresenta una vera e propria eccellenza sanitaria. Nel 2012 è stata inaugurata la nuova sala della terapia intensiva con incubatrici avveniristiche che sono una garanzia per i piccoli e le loro famiglie. Ma a contare davvero sono i professionisti (medici e infermieri) che accompagnano con le loro cure e il supporto psicologico i genitori in questa indimenticabile avventura. Sono state anche inaugurate delle teche che raccolgono foto e scritti di chi in quel reparto ha visto i propri figli crescere e tornare a casa sani e salvi.

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Al centro della giornata di ieri infatti ci sono stati i racconti delle famiglie, oggi con figli grandi e persino nipoti, di quei bellissimi e terrificanti giorni. Una mamma interviene in mezzo alla folla che ieri mattina si è radunata in una delle sale del reparto al primo piano della clinica di Pediatria e Ostetricia con la figlioletta Luna in braccio. La piccola ha quasi due anni ma è venuta al mondo ben prima della 37ma settimana di gestazione. Con lei all’inizio c’era anche la gemella Alice che però non ce l’ha fatta. «Di quei giorni ho un ricordo indelebile. Soprattutto quello della paura: la paura degli odori dell’ospedale, la paura di quello che ti diranno nelle ore successive, la paura di stare davanti all’incubatrice e la paura di starne lontano. Ma ricordo anche quelle che chiamo le “mamme dei primi giorni”, le donne già ricoverate con i loro bambini che ti insegnano tutto di un mondo dove vieni catapultato così all’improvviso da non capire nulla». Poi prende la parola la mamma di Gaia che oggi ha 13 anni: «Essere qui dopo tanto tempo è un po’ come ritornare a casa. Qui siamo stati coccolati e viziati, siamo passati attraverso le emozioni più forti, è stato molto difficile perché i bambini prematuri sono come i gamberi, fanno un passo avanti e due indietro, ma non posso dimenticare le parole di conforto che mi hanno permesso di andare avanti». Molto emozionante anche la testimonianza della mamma di Francesca che è nata con un buco nel cuore, uno nella milza e l’intestino non formato completamente, in pericolo di vita per 23 lunghi giorni. «Mi sembra tutto così lontano ora che mia figlia ha 28 anni e una figlia di sette mesi».

Il direttore Giorgio Olzai ha presentato la giornata ed elencato alcuni importanti dati. «Se in Italia, ogni anno nascono circa 40 mila bambini prematuri che rappresentano il 6,9-7 per cento dei nati, a Sassari la percentuale sale sino al 13,5 per cento. Si tratta di un dato riconducibile al fatto che nella clinica di Ostetricia dell’Aou, vengono conteggiate anche le gravidanze a rischio del bacino di utenza della Neonatologia». Nel 2016 al primo piano della palazzina del Materno infantile sono stati ospitati 440 neonati, la metà circa dei quali nati prima della 37esima settimana. All’incontro era presente anche il direttore sanitario Nicola Orrù: «Avete lasciato il segno - ha concluso rivolgendosi al personale della Neonatologia - ed è significativo vedere l’affetto che i genitori rivolgono agli operatori che li sostengono nell’avviare un precoce contatto con i propri figli».

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