La Nuova Sardegna

Sassari

L’alluvione 4 anni dopo: una ferita ancora aperta

Marco Bittau
Un'immagine di Olbia scattata la mattina dopo l'alluvione
Un'immagine di Olbia scattata la mattina dopo l'alluvione

Il Ciclone Cleopatra è stata una tragedia enorme per Olbia e per la Sardegna. Il post alluvione forse anche peggio

22 novembre 2017
2 MINUTI DI LETTURA





L’alluvione è stata una tragedia enorme per Olbia e per la Sardegna. Il post alluvione forse anche peggio. Sì, perché quattro anni di attesa per la ricostruzione di una strada sprofondata in una voragine il 18 novembre 2013 sono un tempo inammissibile in un paese normale. Così come è inammissibile attendere quattro anni per veder liquidati i contributi dello Stato alle imprese e alle famiglie che nell’alluvione hanno perso tutto. Per non parlare dei piani di prevenzione del rischio idrogeologico. Quanti sono a Olbia? Uno, due, neanche uno? Ancora non è chiaro e in città si continua a litigare inutilmente. L’unica cosa che conta è che se, per sciagura, domani dovesse piovere malamente Olbia finirebbe ancora una volta sotto l’acqua e il fango. Come dire, quattro anni sono passati invano e la tragedia non ha insegnato niente.

La vergogna del post alluvione è ben rappresentata dalla vicenda della strada di Monte Pino. I quattro anni di attesa sono così suddivisi: due anni sotto sequestro giudiziario per consentire lo svolgimento dell’inchiesta della Procura di Tempio, almeno un anno impiegato dall’Anas per definire il progetto e bandire la gara d’appalto per affidare i lavori, il resto si perde nel solito labirinto di autorizzazioni e nulla osta. In mezzo ci sono una nuova inchiesta ancora della Procura di Tempio (solo conoscitiva, per ora, quindi senza indagati e senza ipotesi di reato) e adesso il nuovo annuncio del ministro Delrio: questione di giorni e l’appalto potrà essere ultimato. Il problema è che dall’affidamento dell’appalto alll’avvio del cantiere passerà molto altro tempo. E tanto altro ne occorrerà ancora per completare l’opera. È realistico pensare ad altri due anni di attesa prima di vedere le automobili transitare sulla nuova strada provinciale 38.

In questo scenario di paradossale inconcludenza si inserisce il malessere sempre strisciante degli olbiesi che in questi anni di “ricostruzione” della città ferita hanno potuto contare soprattutto sulle loro forze e sulla solidarietà. Quelle sì, non sono mai venute meno. Così come non è venuta meno la pazienza civile e silenziosa che, da quattro anni a questa parte, accende le fiaccole la notte del 18 novembre. Per non dimenticare.

 

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative