La Nuova Sardegna

Sassari

Impossibile operare i pazienti più gravi

di Luigi Soriga
Impossibile operare i pazienti più gravi

Bltiz di sei fornitori che hanno requisito il materiale non pagato: mancano protesi, placche, chiodi e il minimo necessario

23 novembre 2017
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SASSARI. Se qualcuno dovesse avere la malaugurata sfortuna di arrivare all’ospedale dopo un grave incidente, magari in codice rosso, allora è meglio che si faccia il segno della croce. Perché difficilmente i medici saranno in grado di fare il miracolo. Per salvare una vita infatti gli servirebbe il minimo indispensabile per operare. Magari una sala attrezzata per un intervento chirurgico, oppure delle protesi, dei chiodi, delle placche. Insomma tutto il necessario per ricomporre dei traumi e affrontare una emergenza.

Ecco, da tre giorni il Santissima Annunziata è totalmente sprovvisto del materiale indispensabile a un chirurgo per curare un paziente. E lo stesso vale per le Cliniche ortopediche di viale San Pietro.

Se un’ambulanza dovesse trasportare all’Ospedale un paziente affetto da aneurisma, per lui equivarrebbe a una condanna a morte. Il reparto di Chirurgia vascolare non potrebbe intervenire con le endoprotesi dell’aorta, perché di quelle protesi nei magazzini non c’è più traccia.

Infatti lunedì mattina sei grossi fornitori dell’Aou che da oltre un anno garantivano l’approvvigionamento dei materiali medici, hanno fatto un blitz e si sono riportati tutto a casa. Nessun furto, nessun reato. Gli scatoloni gli appartenevano a tutti gli effetti, trattandosi di merce che l’Azienda sanitaria non ha mai pagato. E dunque hanno deciso una volta per tutte di forzare la mano, e di lasciare i depositi completamente sguarniti. Risultato: sale operatorie ferme, se non per i casi più semplici. Primari in totale difficoltà perché la calendarizzazione degli interventi è saltata e la gestione dei reparti diventa impossibile se non sei in grado di ricoverare e operare un paziente in gravissime condizioni. E soprattutto se non sai quando la situazione potrebbe rientrare alla normalità.

«Siamo stati costretti a ricorrere a queste misure così drastiche – dicono i fornitori – e ci dispiace che a piangerne siano proprio i pazienti. In questo momento la sanità sassarese non è in grado di tutelare le loro vite. Ma se siamo arrivati a tutto questo, la colpa non è certo nostra. Da oltre un anno chiediamo all’Aou di liquidarci la merce che noi puntualmente forniamo, senza che venga emesso un solo ordine e una sola fattura. Abbiamo anticipato cifre altissime, che superano anche i 500mila euro, e che per noi sono diventate insostenibili. Finora abbiamo garantito le scorte solo per una questione di fiducia nella direzione, che ha sempre promesso di pagare a breve. Le protesi, i chiodi, le placche e tutto il resto viene impiantato nei pazienti e a noi non viene dato un euro. Ci limitiamo a segnare in un libro tutti i nostri crediti nella speranza che l’amministrazione, dopo le continue sollecitazioni e le lettere degli avvocati, finalmente ci liquidi. Ma un anno di ritardo per noi è troppo. Per questo ci siamo consultati e abbiamo deciso di riprenderci tutto il nostro materiale presente nei magazzini e non ancora impiantato».

Il problema è che le gare di appalto ancora non sono pronte, e molte non lo saranno per diversi mesi. E in questo arco di tempo l’Aou non può tamponare ricorrendo alle proroghe dei vecchi appalti: si tratterebbe di procedure non consentite dalla legge. Quindi risolvere in maniera legale la situazione è davvero complicato. Difficilmente un dirigente, sapendo di esser sotto la lente della guardia di finanza e con la Procura pronta a inviare avvisi di garanzia, corre il rischio di una firma. Così la sanità sassarese si trascina in una situazione di tregua armata, in un logorante braccio di ferro tra fornitori e settore acquisti.

«Ciò che non capiamo – dicono le ditte – è che esista un caso Sassari. Perché con le altre Asl non abbiamo problemi? Perché tutti trovano il modo di pagare anche senza nuove gare di appalto?». Si tratta però di uno scenario surreale, dove burocrazia e carte stanno in primo piano, e il destino dei pazienti sullo sfondo.



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