La Nuova Sardegna

Sassari

Una nuova cultura per dire no alla violenza

Diritti al cuore *
Una nuova cultura per dire no alla violenza

L'INTERVENTO - Circa la metà delle donne tra i 14 e i 65 anni hanno subito molestie sul lavoro. Il femminicidio è il risvolto più drammatico di quelle relazioni

23 novembre 2017
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Ogni anno in Italia circa 7 milioni di donne sono vittime di violenza fisica, sessuale, psicologica, economica e stalking. Circa la metà delle donne di età compresa tra i 14 e i 65 anni hanno subito molestie o ricatti sessuali sul lavoro. Il femminicidio è il risvolto più drammatico di quelle relazioni in cui la violenza maschile è agita in maniera ripetuta e continuata. Nel 2016 sono state uccise 120 donne e nel 2017 la media è di una donna uccisa ogni tre giorni. A compiere questo atroce gesto di solito sono persone vicine alla vittima come il marito, il compagno, un ex compagno, un familiare o un amico.

La recente audizione in Consiglio Regionale del capo della Polizia Franco Gabrielli ha evidenziato la crescita del numero dei femminicidi in Sardegna nei primi mesi del 2017. L’incidenza degli stessi continua a rimanere costante nel resto dell’Italia. Un altro dato allarmante è quello registrato dall'Università di Trieste tra le coppie di adolescenti: prima della maggiore età una ragazza su dieci ha vissuto l'esperienza della violenza nella coppia, abusi e molestie sono spesso considerate una forma di amore o di interessamento. Questo dato si incastra perfettamente con lo studio compiuto lo scorso anno in alcuni istituti superiori della città e della provincia di Sassari a cura del centro antiviolenza Aurora di Sassari.

La violenza sulle donne è una spirale perversa fatta di tante facce che spesso trascinale figlie e i figli minori nelle brutali dinamiche familiari trasformandoli nelle vittime innocenti della violenza assistita, ulteriore tassello del complicato puzzle di cui si compone questo terribile fenomeno. Ognuna e ognuno di noi che decida di dedicarsi con impegno a combattere questo fenomeno, sa che la sfida è lunga e non priva di straordinaria fatica e che, però, vale la pena affrontarla con determinazione nella convinzione che per sconfiggere o, perlomeno, arginare la violenza contro le donne serve far leva su una svolta culturale che mandi in soffitta rappresentazioni e stereotipi delle donne e della femminilità che nulla hanno da spartire con la ricchezza, l’intelligenza e il talento che le donne dimostrano di avere. Con questo piglio risoluto alcune delle associazioni aderenti alla rete di Diritti al Cuore collaborano alla nascita di progetti di sensibilizzazione sull’utilizzo non sessista della lingua italiana, sul superamento degli stereotipi, sulla educazione al genere, all'affettività, al rispetto e alla sessualità consapevole che vede coinvolte le scuole della città e del territorio. Il contrasto alla violenza passa dai banchi di scuola, il luogo dove è possibile declinare una nuova cultura di genere e dove la prevenzione può avere una ricaduta positiva.

Nell’ambito degli interventi necessari, un capitolo a parte meritano i centri antiviolenza che, seppure con la scarsità dei fondi di cui dispongono e di quelli con cui sono finanziati, rappresentano l’unico vero presidio a sostegno delle donne che subiscono violenza. Andrebbero potenziati i servizi esistenti, come le case rifugio, ma andrebbero anche creati nuovi servizi, più rispondenti ai bisogni delle donne che chiedono aiuto. Tra questi le case della semi- autonomia, se attivate, consentirebbero alle donne e ai figli minori di avere un alloggio dopo avere terminato il periodo di permanenza nelle case rifugio. Questa esperienza, condivisa con donne che hanno avuto il medesimo percorso, serve a ricostruire fiducia, serenità e soprattutto l’autonomia di cui hanno tanto bisogno. Da ultimo andrebbero previsti dei percorsi di inserimento lavorativo per queste donne. La mancata indipendenza economica spesso impedisce di lasciare un compagno violento. Avere un impiego può aiutare le donne anche nella ricostruzione del sé spesso avvilito e mortificato dalle umiliazioni e dalle botte subite.

Noi associazioni che non ci rassegniamo al buio della violenza, anche per questo 25 novembre abbiamo provato a sostituire i terribili gesti dell’aggressività con un bacio, simbolo di affetto, equilibrio, rispetto: “#lunicosegnochevoglio è quello di un bacio” è tutto ciò che vorremmo rimanesse sempre e per sempre nei rapporti e nelle relazioni.

*Coordinamento Diritti al Cuore

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