La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l’esercito dei 1800 aspiranti docenti delle superiori

Sassari, l’esercito dei 1800 aspiranti docenti delle superiori

Oltre ogni aspettativa gli iscritti ai corsi dell’Università. Candidati da tutta l’isola per un futuro centrato sulla scuola

25 novembre 2017
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SASSARI. Sono quasi 1.800 gli iscritti al PF 24, il percorso formativo che l'Università di Sassari ha attivato in tempi brevissimi, primo ateneo in Sardegna e tra i primi in Italia. Numeri come questi fanno capire che c'è una domanda significativa da parte del territorio, perché importante è la finalità del percorso.

L'acquisizione dei 24 crediti formativi universitari ulteriori, infatti, è titolo richiesto dalla normativa nazionale per l'accesso al concorso nazionale per la Formazione Iniziale e Tirocinio (FIT) finalizzata all'ingresso di insegnanti nella Scuola secondaria di I e di II grado. Sono in tutto 120 ore di lezione che vertono su materie di ambito pedagogico, psicologico, antropologico e metodologico-didattico. I corsi, per i quali è stata necessaria una riprogrammazione, considerato il successo dell'iniziativa, inizieranno il primo dicembre e si concluderanno entro febbraio. «Per noi la formazione degli insegnanti è un tema centrale per lo sviluppo socio-economico della nostra isola e per il futuro dei nostri ragazzi- dichiara il rettore dell'Università di Sassari Massimo Carpinelli – Tra gli iscritti a questo corso ci sono gli insegnanti che entreranno in ruolo nel 2020, quando è prevista la creazione di 5.000 nuovi posti di lavoro nella scuola».

Formazione, in questo caso più che mai, vuol dire occupazione: la maggior parte degli iscritti ha un'età compresa fra i 28 e i 39 anni, m non mancano i 50enni e anche chi ha quasi raggiunto la soglia dei 60 anni. Per quanto riguarda la provenienza geografica, il nord Sardegna la fa da padrone, ma c'è anche una discreta rappresentanza della zona di Oristano e Cagliari e, in minima parte, del resto d'Italia.

L'alto numero di domande, tuttavia, ha avuto anche degli effetti collaterali negativi: «Sappiamo che nei primi giorni si sono verificati alcuni disguidi per via della grande affluenza di corsisti. Di questo ci scusiamo. Abbiamo provveduto a risolvere i problemi man mano che si presentavano e abbiamo anche riaperto le iscrizioni (fino al 21 novembre) per dare ulteriori risposte alle tante richieste che abbiamo ricevuto. Sappiamo che chi partecipa ai corsi lo fa con sacrifici personali di tempo oltre che economici e vogliamo quindi fare il possibile per diminuire i disagi di tutti».

Il tema del costo della certificazione dei crediti posseduti, del resto, non è secondario ed è già emerso nel dibattito pubblico nazionale. Prima di tutto, è bene chiarire che chi segue il piano standard e sostiene tutti e quattro gli esami delle attività formative specifiche previste non paga per la certificazione che in questo caso è ottenuta in modo automatico; invece, a coloro che chiedono il riconoscimento di attività formative pregresse svolte in un qualsiasi ateneo italiano è richiesto il pagamento di un contributo, da 50 a 200 euro, proporzionale alla quantità di attività di cui si chiede il riconoscimento. Ciò è dovuto ai costi amministrativi che una verifica approfondita di questo genere comporta per poter dar luogo a una certificazione.



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