La Nuova Sardegna

Sassari

Santa Maria di Betlem, la chiesa dei ceri della Faradda

Santa Maria di Betlem, la chiesa dei ceri della Faradda

Costruita nel 1235 a Sassari dai francescani sui resti di un monastero benedettino

27 novembre 2017
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SASSARI. Secondo le fonti storiche, quello di Santa Maria è uno dei primi conventi francescani istituiti in Sardegna. Nel 1220, Mariano, giudice di Torres, affidò ai frati minori la chiesetta di Santa Maria di Campulongu fatta edificare, già nel 1106, dal giudice Costantino, per i benedettini di San Vittore di Marsiglia. In quella chiesa, secondo la tradizione francescana, iniziò la vita della prima comunità organizzata e gestita secondo la regola dell’Assisiate.

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L’arrivo dei frati diede nuovo impulso al culto della Beata vergine Maria che i frati avevano appreso dal fondatore insieme al suo mandato. La frequenza di un numero di fedeli sempre crescente indusse la fraternità a progettare la costruzione di un nuovo tempio adeguato alle rinnovate esigenze della loro missione.

L’edificio vide la luce nel triennio fra il 1235 e il 1238 e per tutto il XII secolo la chiesa venne denominata con il titolo di “Santa Maria” che, solo a partire dal 1295, divenne anche “di Betlem”. Negli anni 70 e 80 del XIII secolo, viene modificato l'impianto della chiesa e del convento.

Il primo intervento importante è databile tra il 1440 e il 1465 quando la chiesa venne ampliata con la realizzazione di alcune cappelle in stile tardogotico e di un’enorme volta a crociera nel presbiterio. Alla fine del XVI secolo, tra quelle mura divenne sacerdote Francesco Zirano, frate, martire e poi beato. Per ingrandire il coro, nel XVII secolo fu aggiunta l'abside semicircolare mentre le capriate in legno della navata centrale vennero sostituite, nel XVIII secolo, con volte a crociera.

Tra il 1829 e il 1834, la chiesa venne restaurata dal frate architetto Antonio Cano che introdusse elementi di stile rococò e neoclassico. Lo stesso Cano, nel 1813, curò anche il restauro del convento mentre l’architetto Antonio Cherosu, nel 1846, realizzò la torre campanaria che sostituì il campanile gotico-catalano del XIV secolo distrutto a causa di un crollo. Nel 2014, dopo la beatificazione di padre Zirano, nel cortile interno della chiesa è stata posata una statua che ne rappresenta il martirio.

La scultura, oggetto di un brutto episodio di vandalismo, è stata trasferita, nei mesi scorsi, nel giardino che affianca l’ingresso laterale. Santa Maria, oltre che monumento-simbolo di Sassari è considerata la chiesa dei Candelieri perché è tappa finale della Faradda, sede di scioglimento del Voto e casa di sette gremi: Muratori, Sarti, Ortolani, Falegnami, Contadini, Piccapietre e Autoferrotranvieri. (a.me.)
 

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