La Nuova Sardegna

Sassari

Con la Rete metropolitana il Sassarese uscirà dalla crisi

Stefano Sotgiu
Un panorama di Sassari
Un panorama di Sassari

I Comuni potranno avere grande flessibilità operativa Ma anche cittadini e imprese diventeranno protagonisti

01 dicembre 2017
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SASSARI. Nell’aprile del 2015, la Regione Sardegna pubblica un avviso importante. Parte un programma che nelle intenzioni della Giunta deve avere un notevole impatto, inizia la programmazione territoriale. Da quel momento e fino al 2018, i comuni associati avrebbero potuto presentare una loro manifestazione d’interesse sottoponendo il loro progetto di sviluppo integrato agli uffici della Programmazione regionale. È un tipo di politica che, ormai, in Italia ha una sua storia che parte dalla fine dell’Intervento straordinario nel Mezzogiorno e la nascita, nei primi anni ’90 della cosiddetta Programmazione negoziata, il cui strumento più famoso è il Patto territoriale. In Sardegna, con i Programmi integrati d’area, questo tipo di strumenti erano stati messi in opera ancora prima, con un significativo anticipo.

Sono strumenti passati per alterne vicende ma che ormai vengono considerati irrinunciabili dai nostri governi e da quelli europei. Questo tipo di dispositivi si basa, a differenza di altri, su un atteggiamento pro-attivo dei territori. Solo se un territorio si mobilita, si organizza, individua in maniera corale, collettiva, col massimo coinvolgimento delle sue forze sociali, economiche, politiche, solo se mette in campo il civismo e stimola il capitale sociale à la Putnam, il gioco può riuscire.

Insomma, l’iniziativa passa direttamente ai beneficiari delle misure, che devono dimostrare di saper tirare fuori una reazione, il meglio di quanto hanno a disposizione per la loro ripresa. Esattamente ciò di cui oggi ha disperatamente bisogno il territorio del Sassarese, la Rete metropolitana del Nord Ovest. Anzi, ciò per cui la Rete metropolitana è nata, anche se questo imprinting non è proprio chiaro a tutti. I Patti territoriali sono strumenti di governance agili e a geometria variabile, molto adatti a sopravvivere in un contesto di rapidi cambiamenti come quello attuale. Basta che gli attori si siedano intorno ad un tavolo, decidano i loro obiettivi e li mettano in opera. Non è necessario alcun nuovo ente, procedura, normativa, regolamentazione.

Altrettanto si può dire per la Rete, nata attraverso un semplice accordo, con le garanzie costituzionali dei Comuni che la compongono ed una grande flessibilità operativa, a differenza, ad esempio, di altri enti come la Provincia o la Città metropolitana, più pesanti e strutturati. La Rete è dunque, come tutte le reti, la figura adatta al XXI secolo ma deve iniziare a pensarsi tale e ad agire come tale. I comuni, le imprese, la società civile, gli stessi cittadini, devono iniziare a vedersi come parte di un territorio più ampio e connesso, ad essere solidali, a darsi reciproco aiuto. Ed in questo la programmazione territoriale che ci viene proposta dalla Regione può essere di supporto. Attraverso essa potremo costruire programmi per migliorare molti aspetti attualmente carenti del nostro territorio: potremo sviluppare una già interessante economia digitale, l’economia rurale ed agroalimentare, l’economia turistica e turistico-culturale, le economie urbane con la rigenerazione e le politiche per la creatività, l’inclusione sociale (http://www.comune.sassari.it/comune/rete_metropolitana/documenti/manifestazione_interesse.pdf).

A fianco, stanno accordi di livello nazionale, che agiscono sulla grande cornice infrastrutturale di trasporti ed energia. Ora, però, tocca a noi. Finalmente saremo ancora una volta chiamati, dopo la lunga pausa del periodo 2007-2013, a mobilitarci per dire cosa realmente vogliamo. E questo, per una città come Sassari ed un territorio come il Sassarese è fondamentale: navighiamo purtroppo in acque intorbidite da vittimismo, risentimento, nel quale si diffondono teorie del complotto, dove basta un piccolo errore su un documento progettuale (non importa se contraddetto da molti altri documenti ufficiali) a scatenare rabbia. Non c’è un problema di risorse scarse ma di progettualità.

Se è vero che le tendenze demografiche e socio-economiche cui spesso la politica va dietro non ci vedono vincenti, è altrettanto vero che una reazione deve arrivare da noi. Siamo stati per mille motivi fortemente carenti nel progetto in questi anni, bisogna essere onesti. Solo se ci libereremo dai fantasmi, dal complottismo, dalla lamentazione ne usciremo. Solo se, senza guardare cosa avviene altrove costruiremo dei programmi che poi – con le nostre concrete possibilità e senza bulimie – saremo in grado di realizzare, riusciremo a ritrovare la felicità pubblica che da così tanto tempo ormai ci manca. È il momento di lasciare da parte i cattivi pensieri e rimboccarsi le maniche per risollevare il territorio.
 

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