La Nuova Sardegna

Sassari

Ardara punta sul futuro con la basilica romanica

di Paoletta Farina
Ardara punta sul futuro con la basilica romanica

Paese a economia agropastorale vuole sfruttare il ricco patrimonio di cultura

03 dicembre 2017
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INVIATA AD ARDARA. «Si può parcheggiare, qui?». «Certo, non si preoccupi, oggi in paese il vigile urbano non c’è». Per i 782 abitanti di Ardara lo stress da multa non esiste sei giorni su sette. Perché la guardia municipale è in servizio solo il martedì. Effetto dei rigidi vincoli ai tetti di spesa, che hanno costretto il piccolo centro ad associarsi per il servizio di polizia locale con altri Comuni e, visto che la casse non permettono di scialacquare, a poter contare sulla vigilanza solo una volta alla settimana. E cioè nel giorno del mercatino, avvenimento che scandisce le quiete ore del paesino del Logudoro, arroccato a trecento metri sull’altopiano sovrastante le vaste terre della piana di Chilivani.

Il Medioevo e il presente. C’è lo stesso silenzio, tra le stradine e i vicoli puliti, nelle case dalle facciate curate ma chiuse durante il giorno perché la popolazione è al lavoro, che ci si immagina avvolgesse Ardara nel Medioevo quando era un villaggio di trecento anime, ma anche capitale del Giudicato di Torres e luogo di dimora della giudicessa Adelasia. In un castello di cui ora è rimasta una parte diroccata delle mura, spogliato come è stato, nel corso dei secoli, dei blocchi di pietra utilizzati da imprenditori edili e privati per le loro costruzioni. Un passato importante di storia che sopravvive anche e soprattutto nella basilica romanico pisana di Nostra Signora del Regno, simbolo di Ardara, con retabli attribuiti al Maestro di Castelsardo e sul quale l’attuale amministrazione ha deciso di puntare come richiamo turistico e possibilità di sviluppo.

Poche risorse. Ma non è facile. Dice Francesco Dui, agronomo trentaquattrenne, sindaco eletto nell’unica lista che governa il paese, già al suo secondo mandato, che «tutti i nodi dei piccoli centri come Ardara, stanno proprio nella mancanza di risorse. Abbiamo contenuto lo spopolamento – in dieci anni la popolazione è diminuita appena di una trentina di abitanti –, la natalità è superiore ad altri paesi se si considera che nel 2016 sono venuti alla luce dieci bambini, ma senza risorse non ci può essere futuro per le realtà locali».

«La battaglia condotta dall’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni) di cui sono consigliere regionale ci ha consentito di poter utilizzare almeno i residui di bilancio – prosegue Dui –. Per quanto ci riguarda 200mila euro che potremo destinare a quelle opere indispensabili per assicurare una buona qualità di vita ai miei concittadini. Penso alla manutenzione delle strade e al decoro urbano, ad esempio, ma resta il fatto che in questa situazione di cassa non si può fare tutto quello che si vorrebbe. La scarsità di personale comunale, come è il caso del vigile urbano, rappresenta un altro limite». Perché, se è vero che ad Ardara il traffico non è quello caotico di Roma, è pur vero che la polizia municipale non ha il solo compito di appioppare contravvenzioni agli automobilisti indisciplinati.

Lavoro. Il paese è saldamente legato a un’economia agropastorale. Proprio la fertilità e la disponibilità di terreni ha portato sul colle di Ardara allevatori e agricoltori da altre località dell’isola. Gli ardaresi hanno nel loro Dna un crogiolo di provenienze, infatti. Viste le dimensioni del paese, il commercio è limitato. Un piccolo market tabaccheria, qualche attività di bar e ristorazione. Ma sono attive molte imprese artigiane. La lavorazione del ferro battuto è una delle attività caratteristiche. Stanno poi prendendo piede anche piccole aziende di agroalimentare. La realtà più importante, sul fronte dell’industria è rappresentata dall’attività di estrazione di bentonite nella miniera della Svimisa, del gruppo Concorde di Sassuolo, noto distretto della ceramica. «Quello dell’occupazione è un tema sempre caldo e anche Ardara sente come tutti la crisi – afferma il sindaco –. È per questo che vogliamo valorizzare il patrimonio rappresentato dalla chiesa di Nostra Signora del Regno che aprirebbe, nell’ambito del turismo culturale, opportunità di crescita per il nostro territorio grazie l’indotto che ne conseguirebbe».

Le scuole. I ragazzi di Ardara devono frequentare le medie a Chilivani e Mores. La scuola venne soppressa nel 2011 perché non c’erano più i numeri per mantenere le classi. Ma ora si apre una prospettiva. «La riapertura della scuola media è stata proposta e votata nell’ambito dell’ultimo piano di dimensionamento scolastico – fa sapere Francesco Dui –. Personalmente mi batterò perché i nostri alunni possano evitare il trasferimento quotidiano in altri Comuni per poter frequentare le lezioni». Ora i numeri previsti dal piano di dimensionamento scolastico per istituire le classi ci sono. Nell’anno scolastico 2016-2017 gli studenti ardaresi che frequentano le medie sono 41. Anche la scuola è un presidio che contribuisce ad evitare lo spopolamento dei centri più piccoli e non a caso le amministrazioni si battono per mantenerla.



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