La Nuova Sardegna

Sassari

Bonifiche, il piano non è partito Cgil e Uil: «La pazienza è finita»

di Gavino Masia
Bonifiche, il piano non è partito Cgil e Uil: «La pazienza è finita»

A tre anni dalla presentazione del “Progetto Nuraghe” da parte dell’Eni è tutto fermo in Regione L’intervento darebbe lavoro a circa 200 addetti. I rappresentanti dei lavoratori: pronti allo sciopero

03 dicembre 2017
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PORTO TORRES. Sono immagini sbiadite dal tempo che passa quei protocolli d’intesa che dovevano rilanciare l’industria della Marinella e soprattutto ridare speranza occupazionale a tanti padri di famiglia sistemati ai margini del ciclo produttivo e ormai privi di concreti paracaduti sociali. Sono trascorsi ormai tre anni dalla presentazione del “Progetto Nuraghe” - il piano di bonifica dell’area di Minciaredda, all’interno dell’ex petrolchimico, di proprietà Syndial - ai sindacati di categoria. Annunciato in pompa magna da Eni come un percorso innovativo in grado di stravolgere, nei tempi e nelle modalità, il tema delle bonifiche. A più di settantadue mesi di distanza, comunque, il tempo della pazienza sembra proprio finito. A ribadirlo sono i segretari generali di Sassari della Filctem-Cgil Gianfranco Murtinu e della Uiltec-Uil Giovanni Tavera. «La pazienza di un intero territorio è giunta al termine - dicono - e pretendiamo, a nome dei lavoratori e del territorio, che le autorizzazioni finali siano accelerate e che l’assessore all’Ambiente liberi, finalmente, il “Progetto Nuraghe”. Permettendo in tempi brevi l’avvio dei cantieri o sarà inevitabile una chiamata alla mobilitazione di tutte le categorie interessate». In principio i sindacati chiesero alle principali aziende del settore, a livello nazionale, di presentare un progetto sostenibile tanto sul piano economico quanto su quello ambientale e sociale. Un’impostazione che le segreterie provinciali hanno auspicato e rivendicato in tutte le sedi, perché oltre a dare risposte al territorio dal punto di vista ambientale, lo poteva fare con una interessante ricaduta occupazionale. Contribuendo, inoltre, a recuperare maestranze locali fuoriuscite nella fase di transizione dalla chimica tradizionale a quella verde, favorendo anche l’acquisizione di un know-how in tema di bonifiche dalle stesse maestranze e dalle aziende coinvolte. «Questi auspici sembravano concretizzarsi con l’affermarsi del progetto presentato da un gruppo di aziende capeggiato da Astaldi – ricordano Murtinu e Tavera - a cui Syndial aveva conferito l’incarico: ma ad oggi, nonostante abbia superato i vagli autorizzativi necessari, l’istruttoria della Valutazione di impatto ambientale risulta inspiegabilmente ferma negli uffici regionali dell’assessorato all’Ambiente: i lavori per la costruzione della piattaforma polifunzionale per il trattamento dei terreni non possono quindi partire, negando a circa 200 addetti tra edili, metalmeccanici ed elettro-strumentali (numeri dichiarati possibili dalla stessa Syndial) una occasione immediata di lavoro e l’iniezione, nel sistema delle imprese di liquidità vitale». Tutto questo avviene in un territorio che boccheggia e che presenta un tasso di disoccupazione altissimo, con i suoi 7000 tra disoccupati e inoccupati.

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