La Nuova Sardegna

Sassari

Infanticidio, il pm chiede 4 anni per la mamma

di Gianni Bazzoni

Minimo della pena per Sara Gaspa di S. Maria Coghinas. La difesa: «E’ innocente» Il dramma in un tugurio il 6 gennaio 2016: «Non sapevo d’essere incinta»

06 dicembre 2017
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SASSARI. Quattro anni di reclusione, il minimo della pena per «le condizioni personali e materiali di difficoltà e per le modalità del fatto che non hanno denotato crudeltà né hanno inferto sofferenza alla neonata». Questa la richiesta formulata dal pubblico ministero Paolo Piras nei confronti di Sara Gaspa, la mamma di Santa Maria Coghinas accusata di infanticidio.

L’avvocato difensore Maurizio Serra, invece, ha chiesto l’assoluzione e ha sottolineato che l’indagine medico-legale «non ha escluso la possibilità che la morte del feto sia avvenuta all’interno dell’utero, e che quindi la bambina sia nata morta, senza responsabilità della madre». Il difensore dell’imputata ha anche evidenziato che «il medico ha comunque escluso un’azione volontaria della madre volta a procurare la morte del feto o della neonata: potrebbe essere stato un evento che, seppure non imprevedibile in assoluto, perché un parto può anche avere dei problemi, le circostanze hanno reso non evitabile, almeno da parte di Sara Gaspa che era in stato di prostrazione psichica in seguito al parto precipitoso (ovvero immediato, spontaneo, senza travaglio)».

L’avvocato Serra ha anche affermato che è comunque certo che la donna «non abbia compiuto sul corpicino nessuna azione violenta, e la morte è presumibilmente avvenuta per avvolgimento del funicolo ombelicale intorno al corpo, provocando una interruzione della circolazione sanguigna».

L’udienza è stata poi sospesa e rinviata al prossimo 13 febbraio 2018.

L’imputata aveva già reso la sua testimonianza: «Non sapevo di essere incinta, non me ne sono accorta. Fin da quando ero ragazzina il mio ciclo non è mai stato regolare». Così si era espressa davanti al collegio di giudici presieduto da Maria Teresa Lupinu (a latere Sergio De Luca e Vittoria Sechi). Aveva raccontato quel terribile 6 gennaio del 2016 quando - in una specie di tugurio a Santa Maria Coghinas - ha messo al mondo la sua bambina senza vita. «Prendevo anche le pillole anticoncezionali – ha spiegato in aula – non mi ero accorta della gravidanza, non ho mai avuto nausea e sono sempre stata molto robusta. Quella mattina sono andata in bagno e ho avuto delle perdite, dopo pochissimo è nata la bambina, non ho provato alcun dolore al momento dell’espulsione. Tutte le donne che fanno parte della mia famiglia hanno partorito così, naturalmente e senza soffrire». Poche parole per spiegare ancora una volta, anche davanti ai giudici, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per scongiurare la morta della bambina.

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