La Nuova Sardegna

Sassari

istituto paglietti 

Alternanza scuola-lavoro con il progetto Archeofuturo

Alternanza scuola-lavoro con il progetto Archeofuturo

PORTO TORRES. Decine di studenti del “Paglietti”, un’archeologa appassionata, l’atmosfera magica del mondo dell’archeologia preistorica sarda. Sono questi gli ingredienti che hanno reso interessante...

07 dicembre 2017
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PORTO TORRES. Decine di studenti del “Paglietti”, un’archeologa appassionata, l’atmosfera magica del mondo dell’archeologia preistorica sarda. Sono questi gli ingredienti che hanno reso interessante la conferenza su “Le sepolture della Sardegna preistorica Porto Torres e la necropoli di Su Crucifissu Mannu” tenuta all’auditorium del liceo Europa Unita dall’archeologa Luisanna Usai nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro “Archeofuturo”, nato dalla collaborazione tra il “Paglietti” e la Soprintendenza. Introdotta dalla responsabile della sede operativa turritana della Soprintendenza Gabriella Gasperetti - che ha ricordato il lavoro svolto da alcuni gruppi di ragazzi e dai tecnici con immagini e visite nei principali siti di Porto Torres - e da Maria Rosaria Manunta, responsabile educazione e ricerca della Soprintendenza di Sassari, oltre che dal dirigente scolastico Francesco Sircana, l’archeologa ha esordito parlando delle differenze tra le sepolture soffermandosi, con l’aiuto di slide, sugli elementi simbolici presenti nelle tombe, dalle figure umane stilizzate alle scacchiere, dalle spirali alle protomi taurine, dalle decorazioni sui tetti ai portelli alle coppelle su pavimenti e pareti. Una carrellata su alcune necropoli sarde, da Anghelu Ruju a Sant'Andrea Priu a Bonorva, ha portato la studiosa a parlare delle modalità con cui le tombe venivano realizzate. Quindi, il gran finale su Su Crucifissu Mannu, con la scoperta avvenuta grazie a ritrovamenti fortuiti nel 1956, le campagne di scavo del 1972 e 1976, il soffermarsi sulla tomba XXI caratterizzata dalla presenza delle protomi taurine, l’analisi dei materiali ritrovati a partire da quelli databili alla cultura di Ozieri, attorno al 2800 a.C., per chiudere con l’immagine e due parole sul cranio trapanato due volte “in vivo”.

Emanuele Fancellu

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