La Nuova Sardegna

Sassari

Stagno di Platamona, il paradiso in pericolo deve essere salvato

di Salvatore Santoni
Stagno di Platamona, il paradiso in pericolo deve essere salvato

Appello della coop “Andalas de Amistade”. A rischio il piano per la gestione dell’oasi naturalistica protetta dall’Ue

09 dicembre 2017
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SORSO. Ogni increspatura dell’acqua ha una rifrazione, ogni ginepro la sua curvatura, ogni specie e habitat una ragione degna di protezione totale. Certi paesaggi contengono tesori che ci riguardano. Si percepisce quel vuoto del silenzio che non fa paura, ma rincuora. Come allo stagno di Platamona, un distillato di biodiversità tutelato dalla Ue che non si può comprare ma che farebbe vendere. Se non fosse che il progetto economico dell’Andalas de amistade, la coop che gestisce il sito protetto, è affondato nella burocrazia. E ora senza un cambio di visione lo stagno potrebbe ritornare in mano al pubblico: sarebbe un salto indietro di un decennio.

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Le origini. La coop ha preso le redini dello stagno nel 2011, garantendo una gestione gratuita basata su un progetto concordato col Comune di Sorso – approvato nel 2009 dal commissario straordinario – e mirato a coniugare il lato sociale con quello imprenditoriale. L’idea dell’Andalas era valorizzare il sito utilizzandolo come un cantiere dove recuperare fasce di persone afflitte da una serie di problematiche. Alla base del progetto c’era anche un finanziamento regionale Por Fesr 2007-2013 da 242mila euro, cofinanziati per metà con fondi della coop.

Bene il sociale. Negli anni sono andati a dama una sessantina di percorsi di inserimento lavorativo realizzati in collaborazione con la Regione, il ministero della Giustizia e “Fondazione per il sud”. Conclusi i progetti di finanziamento, la gestione dello stagno è andata avanti contando soltanto sulle forze economiche della coop. «La base sociale del progetto ha funzionato – spiega il vicepresidente di Andalas, Agostino Loriga – quello che è mancato, a causa di molti intoppi burocratici, è la parte imprenditoriale, che era mirata al reinvestimento degli introiti nel compendio».

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I problemi. Dopo qualche anno in positivo – c’è stato un periodo in cui allo stagno lavoravano otto persone stipendiate – oggi la situazione è cambiata: ci sono soltanto due manutentori e qualche tirocinante. E, soprattutto, la coop è in perdita. Perché? Il progetto prevedeva la realizzazione di un punto ristoro in un vecchio capanno comunale, che però non aveva l’agibilità. E quando il Comune l’ha reso agibile, il Savi ha dato lo stop. Inoltre, la Regione aveva finanziato alla coop l’acquisto di una serie di attrezzature come canoe, ombrelloni, sdraio, pedalò, mezzi da mare per disabili. Le canoe sono state stoppate dopo la levata di scudi del Wwf. E le attrezzature da spiaggia, invece, utilizzate nella dog beach di Platamona, sono durate poco: senza autorizzazione demaniale la coop non poteva monetizzare. «Abbiamo cercato di essere indipendenti dai fondi pubblici – riprende e conclude Agostino Loriga – che nella nostra idea dovevano servire come spunto iniziale per essere autosufficienti. Ma se non consentono di lavorare nemmeno a noi, che siamo una onlus, è chiaro che lo stagno ritornerà in mano al sistema pubblico».

Il piano dimenticato. Il piano di gestione del sito di interesse comunitario (Sic) di Platamona – da poco promosso a zona speciale di conservazione (Zsc) – ha messo le specie e i luoghi in pagina, con le azioni e i monitoraggi necessari per la tutela. Gli interventi da mettere in campo per migliorare la situazione sarebbero decine. Ma i tre Comuni che lo approvarono nel 2014 – Sorso, Sassari e Porto Torres – devono ancora costituire il consorzio che individua il soggetto attuatore.

Monitoraggi al palo. La mascotte di Platamona si chiama porphyrio porphyrio, pollo sultano per gli amici. Lui è sicuramente il più conosciuto e raro dei motivi per i quali lo stagno è una zona tutelata. Ed è anche il più minacciato dall’uomo, soprattutto dagli incendiari. E infatti i riflettori sulla situazione dell’avifauna si riaccendono puntualmente dopo ogni rogo. Il piano di gestione del sito prevede monitoraggi continui; e sull’avifauna in generale qualcosa è stato fatto. Sul pollo sultano invece non è stato prodotto niente di specifico. Anche se l’amministrazione comunale di Sorso assicura di essere al lavoro per predisporre monitoraggi mirati e costanti.

Vandali e degrado. L’area dello stagno è gigantesca e tenerla in ordine è sicuramente complicato. La manutenzione ordinaria delle strutture, per esempio, spetta alla coop Andalas. Si tratta quindi di conservare le passerelle in legno, le torrette e di fare la raccolta dei rifiuti dai cestini. Quella straordinari – come sostituzione elementi, impiantistica e infrastrutture – spetta invece al Comune di Sorso. La situazione nel sito non è delle migliori. I camminamenti di legno sono sconnessi e in alcuni punti anche infestati dalle erbacce. La zona sud è particolare: l’area parcheggio è spettrale e una volta arrivati alle due torrette – costruite troppo distanti dall’argine e da dove i vandali hanno rubato i bulloni in acciaio dei pilastri – per avvistare gli uccelli serve un quasi miracolo.

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