La Nuova Sardegna

Sassari

Cultura e partite Iva nel Dna dei ploaghesi

di Mauro Tedde
Cultura e partite Iva nel Dna dei ploaghesi

Viaggio nel paese del canonico Giovanni Spano, padre dell’archeologia sarda

10 dicembre 2017
4 MINUTI DI LETTURA





PLOAGHE. Se una comunità intitola la via principale del paese, la Main Street, quella cioé che lo attraversa quasi per intero, non ad un re d’Italia o alla sua capitale (anche se via Roma a Ploaghe c’è ed è la seconda per importanza e lunghezza) ma ad un canonico, un motivo ci deve pur essere. In effetti il canonico Giovanni Spano non è stato un sacerdote come tanti altri e non è solo un illustre ploaghese, ma può considerarsi a tutti gli effetti il padre dell’archeologia in Sardegna e probabilmente una delle personalità più illustri dell’Ottocento sardo.

Risalendo quel lunghissimo corso che porta il suo nome, fra due fila ininterrotte di facciate colorate e ben curate e di svariate attività commerciali, quasi aleggia la sua presenza. Soprattutto nella bella piazza San Piero Apostolo dove il corso va a sfociare, con il suo singolare trittico di chiese che vi si affacciano. La maestosa parrocchiale dedicata al santo Apostolo con ai suoi fianchi, quasi come due grandiosi pilastri, l’oratorio del Rosario e l’oratorio della Santa Croce, piccoli, ma altrettanto importanti gioielli architettonici.

Che quella piazza rettangolare incastonata nel cuore del paese sia e sia stata nel tempo la vera agorà di questo centro lo testimonia la presenza di altri importanti edifici, come la Casa Rettorale che fu sede vescovile, il palazzo municipale ricavato dall’antico Monte Granatico (al momento chiuso per restauri) e, vero tesoro di storia, il cimitero monumentale. «Per noi ploaghesi il canonico Spano è un personaggio che ha dato lustro alla nostra comunità, ma anche all’intera Sardegna – spiega il sindaco del paese Carlo Sotgiu non risparmiando una nota polemica – essendo stato un insigne studioso e uno dei padri dell’archeologia sarda. Dispiace constatare però che la sua figura, nei giorni scorsi, sia stata strumentalmente oggetto di una sterile polemica in consiglio regionale dove non tutti hanno, probabilmente, approfondito in modo adeguato la sua figura e il suo valore». Sotgiu dice che «ovviamente abbiamo ancora molto da lavorare perché il suo nome e la sua opera vengano ricordati in futuro e valorizzati e per questo stiamo cercando di acquisire la sua casa natale all’interno della quale potrebbe nascere una mostra-museo a lui dedicata».

La piazza è il cuore pulsante del paese. Qui i ploaghesi celebrano le loro solennità e le loro feste, qui fanno danzare e volteggiare i loro due splendidi candelieri e non una volta all’anno, come accade nelle altre “Città dei candelieri”, ma ben quattro volte, dopo aver accompagnato le grandi processioni del Corpus Domini e dell’Assunta, e nelle Ottave di queste ricorrenze. Qui si ritrovano negli eleganti bar che vi si affacciano e nei loro colorati tavolini. Qui nascono e si sviluppano mille iniziative e le infinite manifestazioni che costellano le notti dell’estate ploaghese.

Un paese vivace e laborioso Ploaghe, che a fianco alla sua vocazione agropastorale schiera un discreto terziario e un commercio molto diffuso con un numero di partite Iva consistente se rapportato al numero degli abitanti. Un’altra vocazione dei ploaghesi è la trasformazione delle carni, con diverse macellerie e belle realtà di settore come “La Genuina”, con le innovative produzioni come la carne suina termizzata e i salumi ovini, caprini e bovini con cui si rivolge al mercato ebraico e islamico bisognoso di prodotti kosher e halal unendo tradizione, gusto e rispetto dell'identità religiosa. O come “I Salis” che produce varie tipologie di carni e salumi di cinghiale, maiale, pecora, capra, manzo, ricercati dai gourmet di tutto il mondo.

Un altro importante “luogo dell’anima” dei ploaghesi è l’ex convento di Sant’Antonio che sorge nei pressi dei due edifici scolastici. La struttura è diventata un vero e proprio polo culturale che ospita eventi e manifestazioni di ogni genere. Restaurato con vari interventi e con una spesa di circa 2 milioni di euro, l’edificio non appartiene però al Comune che lo ha avuto in comodato d’uso per 99 anni dalla Provincia di Sassari e che continua a qualificarlo come “ex caserma”. Grazie all’inserimento della manifestazione “I Candelieri e il Ferragosto Ploaghese” fra i grandi eventi della Sardegna (quindi finanziata dalla Regione) l’antico e suggestivo convento francescano si apre ogni anno ad importanti manifestazioni come una tappa del festival Time in Jazz o il simposio del mosaico, arrivato alla seconda edizione, che grazie alla sinergia con la Biennale del Mosaico di Ravenna ha fatto diventare Ploaghe “Città amica del mosaico”.

Altra vocazione dei ploaghesi è quella per lo sport. Il polo sportivo di via Sardegna unisce infatti insieme il vecchio e glorioso campo di calcio “Giovanni Cabigiosu” con il bel palazzetto dello sport, i due campi da tennis e la moderna piscina che lavora benissimo per la comunità e per l’intero territorio.

Ma all’ingresso del paese è stato realizzato anche un moderno impianto di atletica leggera che dovrà però essere ancora debitamente attrezzato. Sul polo sportivo il Comune punta a fare importanti investimenti in questi anni.



In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative