La Nuova Sardegna

Sassari

Più occupati in Sardegna e il Pil sale, le donne protagoniste

di Silvia Sanna
Più occupati in Sardegna e il Pil sale, le donne protagoniste

Disoccupazione in calo al 14,6%, diciottomila posti in più in un anno. Bene industria e turismo, male l’agricoltura. Restano tante vertenze aperte

10 dicembre 2017
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SASSARI. Nell’isola dei caschetti che battono sull’asfalto, degli operai giù nei pozzi o sui tetti, qualcosa si muove. Lo dicono i dati, lo assicura la Regione: a piccoli passi la Sardegna si avvicina all’uscita del tunnel, la luce è fioca ma inizia a vedersi. Nessuno però si aspetti una volata improvvisa dopo anni di torpore: la strada è lastricata di ostacoli e il rischio di nuove fermate è in agguato. Ma i sussulti registrati negli ultimi mesi spargono ottimismo e voglia di sorridere.

I numeri. Il primo dato, fondamentale, riguarda la percentuale di disoccupati: in un anno è scesa di 1,3 punti, passando dal 15,9% del terzo trimestre 2016 al 14,6% del terzo trimestre 2017. È il valore migliore negli ultimi tre anni, durante i quali il dato sulla disoccupazione nell’isola è stato altalenante: era superiore al 16% all’inizio del 2015 «ma quando abbiamo iniziato a governare noi – dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru – era molto più alto, al 19%». E se la disoccupazione cala dell’1,3%, della stessa percentuale cresce il prodotto interno lordo: «Significa – aggiunge Pigliaru – che il trend si sta consolidando». I confronti premiano a metà: l’isola è avanti rispetto alle regioni del Mezzogiorno, dove nello stesso periodo la disoccupazione è attestata al 17,9%, ma la strada da fare per pareggiare i conti con la media nazionale del 10,6% è ancora lunga: a far ben sperare è però il fatto che la Sardegna ha avuto una ripresa più veloce, andando oltre il consueto zero-virgola.

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Più occupati. Secondo il report che incrocia le rilevazioni dell’Istat con i dati dell’Ufficio statistica regionale, sono 18mila i sardi che nel terzo trimestre dell’anno hanno trovato un lavoro: sono soprattutto donne e quasi sempre venivano fuori da lunghi periodi di stand by forzato. Un boom che ha provocato due effetti immediati: è cresciuto il numero degli occupati, che ha superato le 600mila unità, e quello complessivo della forza lavoro – oltre 703mila – perché è calato invece il bacino degli inoccupati e delle persone che il lavoro non lo cercano. Ora c’è più fiducia, sottolinea l’assessore regionale al Lavoro Virginia Mura «sia nei confronti delle possibilità offerte dal mercato sia nei confronti delle istituzioni quando dimostrano di funzionare». E questo clima positivo, sottolinea l’esponente della giunta Pigliaru «adesso va custodito e alimentato consolidando i miglioramenti e continuando a elaborare soluzioni per cercare di dare risposte».

La rivincita delle donne. Sono loro le principali protagoniste di quello che la Regione considera l’inizio della rinascita. Perché tra i 18mila occupati in più, circa 12mila sono donne, 6mila gli uomini. L’occupazione femminile allontana il segno meno e conquista il +5,4% in un anno, per gli uomini il dato è +1,7%: la crescita si traduce nel 46,5% di donne impegnate in un lavoro e conferma la tripla velocità della Sardegna rispetto alle regioni del mezzogiorno d’Italia, dove l’occupazione femminile – in questo caso sì – non riesce ad andare oltre allo zero-virgola.

Su l’industria. Nell’isola in cui l’industria pesante (chimica e metallurgica) è un malato terminale, è un dato che sorprende. Il report dice che il numero degli occupati nell’industria – compreso il comparto delle costruzioni – è cresciuto del 26,3%. Da solo, il settore delle costruzioni segna un confortante +6,9%: anche in questo caso la Sardegna va molto meglio del Mezzogiorno e in generale della media italiana. Ma questi numeri lasciano perplessi gli addetti ai lavori che da anni lamentano lo stallo dell’edilizia puntando il dito soprattutto sulle incertezze della normativa, in particolare sull’assenza di una legge regionale urbanistica.

Su il turismo. È il dato che mette tutti d’accordo. Perché nonostante le difficoltà nei trasporti l’estate 2017 è da incorniciare: +10% di presenze che si è tradotto nel +9,2% di occupati negli alberghi, nei ristoranti e nel commercio. La maggior parte sono lavoratori stagionali, solo una minima percentuale ha ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Ma un aumento simile non si vedeva da tempo.

Giù l’agricoltura. Ritorno ai campi, terre ai giovani, riscoperta degli antichi mestieri: nella realtà si scopre che le tante iniziative faticano a portare risultati. Al punto che nell’isola delle eccellenze dell’agroalimentare il numero degli occupati in agricoltura è calato notevolmente: -20,8%, compresi però pescatori e cacciatori. È l’unico dato preceduto dal segno meno in un tripudio di numeri positivi: gli occupati sono calati di otto punti rispetto a un anno fa, di sette in un solo trimestre. I lavoratori sono 29mila 600, a fine 2016 erano 40mila. Significa che la terra non è una stampella per la fragile economia dell’isola: al contrario, sforna più disoccupati del passato.
 

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