La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso "Chimica verde" e il silenzio della Regione

Massimiliano Muretti *
La manifestazione del 2015
La manifestazione del 2015

Due anni fa Cgil, Cisl e Uil in una manifestazione pubblica denunciarono un silenzio che ancora è rimasto tale

14 dicembre 2017
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Oltre due anni fa, nel 2015, le categorie dell’industria di Sassari di Cgil, Cisl e Uil, in una manifestazione pubblica tenutasi a Porto Torres, denunciarono “Il silenzio della Regione”. Un esplicito riferimento con il quale si denunciava la mancata convocazione dei tavoli di confronto previsti dal Protocollo di Chimica Verde.

Dopo due anni, spiace constatare che nonostante le sollecitazioni, compreso lo sciopero senerale del 2016, il presidente Pigliaru è ancora l’attore protagonista de “Il silenzio della Regione.

Infatti, quando l’ad dell’Eni Descalzi ha annunciato l’intenzione di avviare una nuova fase di investimenti sulla chimica verde a Porto Torres (maggio 2017), la Regione ha avviato una serie di incontri purtroppo tutti separati, da una parte con l’Eni, dall’altra con le organizzazioni sindacali: nei primi, sono scaturiti testi per ipotetici accordi tra le parti; nei secondi, la discussione ha evidenziato una certa distanza tra le posizioni.

Subito abbiamo sottolineato la necessità di incontri congiunti, capaci di superare le distanze e portare a sintesi le posizioni. Dopo tanto insistere, è stato fissato un incontro per l’8 novembre ma è stato cancellato e rinviato a data da destinarsi.

Da allora è passato un mese, un mese di silenzio, un nuovo silenzio della Regione. Nel mentre, gli impianti sono fermi e i lavoratori dell’indotto soffrono la contrazione delle attività manutentive, privati anche delle prospettive di sviluppo derivanti dai ventilati investimenti. Cosa è successo? Come è stato possibile passare da un accordo di Programma, quello che il presidente Pigliaru dichiarava di voler firmare già a luglio, al nulla? Cosa ne è stato dell’area di crisi complessa?

Noi abbiamo detto in modo chiaro, che l’accordo sulla Chimica Verde e il suo aggiornamento, devono essere il Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI), quello previsto dalle norme relative alle Aree di Crisi Complessa.

E la Regione. Sta in silenzio, in un silenzio colpevole che non può più essere tollerato.Spesso il presidente ha teso a precisare che pur senza proclami ha lavorato con tenacia nel rapporto con l’Eni. Certo, non sempre serve rendere esplicito il lavoro che si fa, contano i risultati. Ma ci sono stati risultati? Ad oggi, purtroppo no.

Purtroppo al silenzio della Regione, sta facendo seguito il silenzio degli impianti e delle macchine, anche quelle da impiegare nelle Bonifiche, che sono ferme al palo in attesa delle autorizzazioni regionali. Sulle Bonifiche infatti, si è fatto il gioco dell’Eni, chiedendo chiarimenti, modifiche e integrazioni.

Il Progetto Nuraghe per ora, ha sviluppato solo lavoro preparatorio. Le attività di costruzione della piattaforma di trattamento dei terreni non sono partite. Ora si spera che la Conferenza dei Servizi, prevista per il prossimo 18 gennaio determini l’avvio delle attività.

Nel mentre però, Minciaredda resta la discarica inquinata che è, i lavoratori restano a casa e il territorio registra continue perdite di posti di lavoro. Il Presidente ha il dovere di intervenire personalmente, deve assumersi le responsabilità. Non può lasciare solo l’assessorato all’Industria, non può limitarsi a dare mandato allo staff di Presidenza, che spesso ha dimostrato inadeguatezza.

Il presidente Pigliaru deve farsi sentire, non fare come avvenuto nei trasporti, nella sanità, nella programmazione, negli enti locali, nei lavori pubblici, dove tutte le scelte attuate richiamano alla responsabilità degli assessori. L’industria non è un antico retaggio di cui gestire la chiusura.

*segretario con delega all’industria della Cgil Camera del Lavoro di Sassari



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