La Nuova Sardegna

Sassari

Rissa con roncole e coltelli per il pascolo conteso, un imputato: ci siamo solo difesi

di Nadia Cossu
Rissa con roncole e coltelli per il pascolo conteso, un imputato: ci siamo solo difesi

Nel 2014 una lite tra cinque allevatori di Burgos e Nughedu finì in uno scontro violento violenza. Ieri scambio di accuse davanti al giudice

20 dicembre 2017
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BURGOS. «Mio padre è anziano, certo che aveva un bastone, gli serviva per sorreggersi. Il coltello invece ce l’avevano i Sanna, è spuntato all’improvviso durante la colluttazione».

Una testimonianza precisa e puntuale quella di Salvatore Sechi, il 37enne finito a processo per rissa aggravata insieme al padre Nicolò di 76 anni, al fratello Angelo di 28 (tutti di Burgos) e ai “rivali” di pascolo Pietro Antonio Sanna (61 anni) e il fratello Giovanni (di 63), entrambi di Nughedu San Nicolò.

Salvatore Sechi nel processo è imputato ma anche parte offesa perché si è costituito parte civile contro i Sanna (con gli avvocati Maria Claudia Pinna e Sergio Milia) considerato che in seguito a quella rissa riportò una brutta ferita alla spalla. Altrettanto ha fatto Pietro Sanna che – assistito dagli avvocati Agostinangelo Marras e Nino Cuccureddu – si è ugualmente costituito parte civile contro i Sechi perché in seguito a quell’episodio finì anche lui in ospedale.

La storia. A ottobre del 2014 – era un sabato sera – nelle campagne di Bonorva, al confine con il territorio di Bono, in località Oddorai, ennesima discussione tra i componenti delle famiglie Sanna e Sechi. Il motivo della discussione è sempre lo stesso: il pascolo conteso sul quale agiscono da anni in una condizione di forte conflittualità. Quel giorno però il confronto degenera in malo modo e dalle parole si passa allo scontro con l’uso delle armi. In base alla ricostruzione fatta all’epoca dai militari della stazione e della compagnia di Bonorva pare che Salvatore Sechi fosse stato colpito alla spalla da Pietro Sanna con una roncola, e in sua difesa era intervenuto l’altro fratello. «Il coltello è spuntato all’improvviso ma ce l’avevano i Sanna, non noi» ha riferito Salvatore Sechi davanti al giudice. «Quel giorno erano entrati nel nostro terreno, erano a casa nostra. Ho davvero temuto che potesse succedere qualcosa di grave. Ho disarmato io Sanna». E a questo punto l’avvocato Agostinangelo Marras ha incalzato con una serie di domande finalizzate a dimostrare che in realtà quel coltello lo avessero i Sechi e non i Sanna. «Vuole per caso dirmi che Pietro Sanna si è ferito alla spalla da solo?». Tre i fendenti che lo avevano raggiunto alla spalla e al gluteo, ferite che ne avevano richiesto il ricovero in chirurgia d’urgenza. La rissa si era allargata con la partecipazione anche delle altre persone presenti (il padre dei Sechi e il fratello di Sanna) che si erano armati con mezzi di fortuna (bastoni e arnesi da lavoro). «Sono stato io a chiamare i carabinieri ha detto Sechi – e ho raccontato quello che era successo». Ed erano stati proprio i militari ad arrestare tutti e cinque.



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