La Nuova Sardegna

Sassari

I ricavi del gioco vanno reinvestiti in progetti sociali

Stefano Sotgiu
I ricavi del gioco vanno reinvestiti in progetti sociali

Un capitale che potrebbe "girare" distribuendo benefici sociali a tutta la filiera di produzione
 

25 dicembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





In questi giorni le bacheche dei social network sono piene di slot machine e commenti preoccupati. Potenza degli open data: è bastata un’applicazione accattivante ed ecco che a digitare “Sassari” si scopre che la nostra città è fra le più colpite dal fenomeno. Il volume d’affari degli apparecchi che ormai ci sono diventati familiari per la loro quasi ubiqua presenza nei bar, nei tabacchini, nelle tante sale slot è pari a 107 milioni di euro. A Sassari sono presenti 1588 di queste macchine, 12,5 per mille abitanti. Il doppio di Cagliari. La giocata annuale media per ogni sassarese è pari a 841 euro. A questo volume d’affari, cioè all’ammontare totale delle giocate, va aggiunto quanto i sassaresi spendono negli altri giochi, primo fra tutti il “Gratta e vinci”. La somma, da una prima stima basata sui dati regionali, potrebbe arrivare fino a 142 milioni. L’ammontare delle riscossioni delle entrate di un Comune come quello di Sassari è valutato intorno ai 200 milioni.

Quasi un altro bilancio comunale, insomma, che resta imprigionato dentro un sistema sostanzialmente chiuso. Dal punto di vista economico, infatti, se è vero che i 107 milioni in questione non sono quanto “bruciato” al gioco dai cittadini (le aziende del gioco parlano di restituzione sotto forma di vincite più o meno di un 75%), se è vero che le perdite effettive al gioco dei sassaresi sono un 25% dei 107 milioni in questione, è altrettanto vero che è il volume d’affari il dato interessante. Il dato di 107 milioni si forma infatti dal continuo ciclo di giocate reimmesse nelle macchine in un circuito che genera un beneficio economico in termini di aggio molto piccolo per gli esercizi commerciali del territorio ma profitti elevati per le imprese che gestiscono il servizio a livello nazionale e soprattutto per lo Stato, in termini di gettito fiscale. Deve essere chiaro dunque che, mediamente, chi gioca in questo modo ha la certezza di perdere un quarto di quanto sta giocando. Certo, c’è chi vince (a proposito, è stato calcolato che la probabilità di farlo è inferiore a quella che un meteorite distrugga la Terra o quella di trovare il numero del Presidente degli Stati Uniti tirando a caso nell’elenco telefonico degli Stati Uniti), ma a fronte di questo la maggior parte perde e può perdere cifre ingenti. Ora immaginate se socialmente l’investimento iniziale che viene fatto nella dotazione di contante delle slot machine fosse fatto in un qualsiasi altro prodotto in vendita in un pubblico esercizio, magari ottenuto da materie prime locali.

Quel capitale potrebbe “girare” distribuendo i benefici sociali della ricchezza prodotta su tutta la filiera di produzione. Chi riceve i pagamenti, a sua volta li spenderebbe in altri prodotti in un processo di moltiplicazione virtuosa. Se, insomma, i sassaresi spendessero quello che spendono in gioco d’azzardo in prodotti differenti, quei 107 milioni produrrebbero n volte il loro valore, genererebbero ricchezza e lavoro per un numero decisamente superiore di persone. Senza voler colpevolizzare nessuno – il gioco è un’attività del tutto lecita – questa vicenda è un altro dei tanti aspetti della nostra difficolta a pensare collettivo. Per uscirne e tentare di recuperare a circuiti economici differenti almeno una parte di quella cifra serve una politica locale, uno spazio di confronto e condivisione di azioni che unisca alla regolamentazione (il Comune meritoriamente ha lavorato in questo senso), un rafforzamento dei presidi sanitari per i casi di dipendenza conclamata e, soprattutto una massiccia attività di prevenzione svolta dalla società civile e dalle associazioni che si occupano di questo tema. Ciò potrebbe arrivare dal reinvestimento di una parte del volume d’affari in progetti territoriali specifici, che forniscano alternative alle persone, soprattutto in chiave collettiva, nel pensarci come componenti di una collettività che vuole stare meglio e non come individui singoli che tentano il – del tutto improbabile – colpo di fortuna della vita.

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative