La Nuova Sardegna

Sassari

«Cari sassaresi, svelati dai carrelli della spesa»

di Manolo Cattari
«Cari sassaresi, svelati dai carrelli della spesa»

Inizia dal Senegal un viaggio intorno al mondo senza muoversi dalla città. Un ambulante racconta 8 anni di incontri nel parcheggio di un supermercato 

08 gennaio 2018
4 MINUTI DI LETTURA





Viaggiare, partire, viaggiare e non fermarsi mai… così cantava Jovanotti in Marco Polo. Che c’è di più bello del viaggiare! Il viaggio è un rapporto intimo con la realtà che muta e ci muta. Il viaggio è esplorazione: mette in relazione il cambiamento, prodotto dallo scoprire nuove terre, con quello di individuare dentro di sé nuove dimensioni. Perciò viaggiare è conoscersi. Oggi ciò che muta rapidamente è la nostra città. Lo spazio intorno a noi sta cambiando: le persone che ci circondano hanno colori della pelle diversa, accenti diversi e cognomi impronunciabili. Chi allontana il diverso è fuori dal tempo, ancorato ad un mondo che non esiste più e sta rinunciando a cogliere questa ricchezza che ci circonda e che è a portata di tutti: incontrare il diverso significa viaggiare stando fermi. Oggi nella nostra città si può girare il mondo a chilometro zero. Andando a fare la spesa, dal medico o a scuola si incontrano diverse culture, ascoltare le loro storie e il loro punto di vista su come Sassari si trasforma è una grande opportunità di conoscere la nostra città e noi stessi.

Mamadou è da otto anni a Sassari. È del Senegal e dopo un soggiorno di un mese a Bologna si trasferisce a Sassari. Parla con voce bassa e in un francese semplice. Ci incontriamo davanti ad un bar con un freddo glaciale e lui sorride nel vedermi tutto imbacuccato, lui indossa una semplice giacca a vento e cappellino americano. «Voi italiani vi lamentate troppo del freddo» mi dice sorridendo. Detto da uno nato e cresciuto nella Savana fa un po’ riflettere.

Lavora ai parcheggi di un supermercato e ha un punto di vista unico sulla nostra società: il momento in cui facciamo la spesa. Racconta di aver osservato due grandi cambiamenti nel nostro atteggiamento: il primo è che la crisi economica l’hanno vista nei nostri carrelli, che si sono svuotati sempre più, soprattutto da alcuni beni come i vini.

Il secondo è legato all’atteggiamento di alcune persone dopo il boom dei migranti, anche con chi era già presente: «Le persone sono più arrabbiate, perché ce ne sono troppi. Spesso si lamentano con me dicendo che siamo dappertutto e a volte gli rispondo che hanno ragione. Le persone possono pensare che prima erano pochi e buoni e ora sono tanti e non di tutti ci si può fidare». Continua «Il rapporto con le persone che mi conoscevano prima non è cambiato, chi mi conosce oggi è più diffidente».

In psicologia si dice che si possono intuire molte dinamiche interne di una famiglia da come si siedono davanti al consulente. Pensate quanto possiamo raccontare di noi con un carrello di buste da sistemare in macchina. Infatti: «Ci sono molte cose nuove che ho visto qui, prima di tutto l’uomo che fa la spesa e soprattutto che sposta il carrello». In Senegal è la donna che si occupa della spesa e in generale è l’uomo che decide. A Sassari spesso gli capita di sentire mariti chiedere alla moglie “Dove la mettiamo?” riferendosi alla busta da caricare nel portabagagli. Alla lunga questo tipo di relazione tra marito e moglie lo ha portato a costruire una propria strategia di marketing. Gli uomini lo ignorano più delle donne e quando le donne si fermano con lui allora è come se il marito pensasse «Ok allora mi fermo anche io con te». Se al contrario all’uomo piace qualcosa (che loro vendono) e la moglie dice “no, ce l’abbiamo già” sicuramente non la prendono. Anche al mare funziona allo stesso modo, quindi sempre meglio rivolgersi alle mogli.

L’incontro si chiude con un grande riconoscimento: «Di voi Sassaresi mi piace che siete un popolo molto aperto e tollerante». E con un aneddoto simpatico, mi racconta di un bambino che tempo fa gli ha chiesto: «Perché non ti lavi le mani? Sono nere!». Mamadou lo racconta ridendo di gusto, l’incontro con la diversità passa per questi momenti. Ogni viaggio che si rispetti si chiude con un souvenir che si colleziona, tipo attacchino da frigorifero. Oggi nelle nostre città in quante lingue si può augurare del bene all’altro? In lingua Wolof del Senegal si dice kheweul augurando tutto il bene in una parola sola.

Senegal, 3800 km da Sassari a km 0. Prossima fermata Iraq.

©RIPRODUZIONE RISERVATA



In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu
Le nostre iniziative