La Nuova Sardegna

Sassari

Lo squilibrio fa molto male alla Sardegna

Sandro Roggio
Piazza Castello e via Roma a Sassari
Piazza Castello e via Roma a Sassari

Solo Cagliari e i centri vicini  ottengono i benefici della Città metropolitana mentre Sassari e il resto dell'isola continuano a impoverirsi

10 gennaio 2018
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L’Istat conferma: la Sardegna non sta bene. E il disagio non sembra equamente distribuito nell'isola di forma rettangolare – che non è un dettaglio. Anche perché i due insediamenti più grandi stanno nei lati corti o Capi. E Cagliari capoluogo nel Capo di Sotto, a oltre 200 km da quello di Sopra. Non all'incrocio delle diagonali del rettangolo, dove contano i grandi vuoti.

Un antico assetto geopolitico, fonte di preoccupazione per i Savoia. Il primo stanziamento – dopo il 1820 – per collegare i due Capi; più per raccordare economie disperate che per vigilare militarmente su miseri possedimenti.

Cagliari sede del potere. Baricentro nel palazzo di Castello, aggiustato da abili maestranze per ospitare il viceré sabaudo che le autorità sassaresi avrebbero voluto nella città di Sopra “la metà del tempo”. L'istanza (1737) senza risposta. Benché non fosse proprio priva di senso (Sassari contava 3mila abitanti meno di Cagliari). Ma il silenzio di Sua Maestà sottintendeva la predilezione per la città meglio fortificata e più accogliente. Dove le funzioni di governo sarebbero state concentrate d'ora in avanti.

La strada? Usata per “scendere a Cagliari” dalla provincia turritana, inesistenti i motivi per spostarsi dal Sud al Nord. Il rettangolo inclinato perché possa scivolare laggiù tutto ciò che serve. Scontato che i palazzi della Regione Autonoma fossero messi lì, a decretare la supremazia irrimediabile: su Sassari, figurarsi sulle altre aree urbane dell'isola.

“Fare sistema”: è l'invocazione ricorrente. Non c'è dubbio che si viva meglio nelle terre dove le comunità si coalizzano, pure per aiutarsi all'occorrenza. Ma succede che nei momenti difficili chi ha risorse e poteri accumulati preferisca salvaguardare il proprio vantaggio.

La Città Metropolitana di Cagliari è autarchica per legge: numerose le opportunità per chi sta in quel cerchio, molte meno quanto più ti allontani dal nucleo di quell'area.

Per questo c'è chi avrebbe preferito una riorganizzazione policentrica coerente con i caratteri dell'isola, così da trasferire benefici e occasioni di crescita dove c'è solitudine, non dov'è più alta la densità di popolazione; per favorire la cooperazione tra città e paesi, non altre disuguaglianze territoriali. Invece la Riforma (2016) raccomanda la solidarietà alla Sardegna marginale. Il mutuo soccorso tra le comunità derelitte, reso impraticabile dallo spaesamento, perché “l'equilibrio sopra la follia” è solo nella canzone di Vasco.

Sassari e il Nord Ovest dell'isola pagano la mancanza di idee competitive – ci spiegano. Vero, come per altre contrade. E però la migliore fortuna di Cagliari non è data da un progetto strabiliante, ma dal primato congenito, dal ruolo direzionale sempre accresciuto. Oggi rilanciato dalla strategia d'internazionalizzazione delle politiche economiche, la connessione tra supercittà chiamate ad ampliare il raggio delle relazioni globali, per portare fuori dalla crisi vaste aree. Una prospettiva incerta nell'isola rettangolo con i lati lunghi. Evidente che le comunità lontane da Cagliari non trarranno vantaggi neppure riflessi dai finanziamenti cospicui PON-Metro destinati alle Città Metropolitana senza compensazioni.

Mentre scorrono i numeri del deprimente bilancio sul valore della seconda città sarda, che nella ripresa delle transazioni immobiliari (Ag. Entrate 2016) si ferma a + 6,3% mentre a Cagliari vola a + 20,7 e dove il prezzo delle case è circa il doppio di quello di Sassari che va peggio di Nuoro. Vedremo se servirà a frenare l'impoverimento di Sassari e dintorni la Rete Metropolitana del Nord-Ovest Sardegna, soprannome di Città Metropolitana senza attribuzioni costituzionali. Servirà per “fare sistema” e risalire la china? Si teme che sia solo una medaglietta di consolazione, neppure esibita per provare ad impedire che gli avamposti di un promettente assetto policentrico – porto e aeroporto – diventassero sempre più irrilevanti. Uno squilibrio che sta facendo male alla Sardegna.



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