La Nuova Sardegna

Sassari

Telefono Amico, quando l’ascolto è speranza

di Vincenzo Garofalo
Telefono Amico, quando l’ascolto è speranza

L’associazione ha festeggiato i 40 anni di attività con un convegno sulle “Due facce dell’amore”

15 gennaio 2018
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SASSARI. Antonio aveva visto la sua esistenza andare a rotoli dopo la morte del figlio. Non si perdonava di non averlo saputo aiutare, e la depressione gli aveva fatto perdere moglie e lavoro. Si teneva in piedi a stento, imbottito di psicofarmaci. Una telefonata e una voce gentile gli hanno salvato la vita e restituito la voglia di combattere. Maria era disperata perché non riusciva a strappare la figlia minorenne alla schiavitù della droga. Anche a lei una telefonata e una voce paziente e comprensiva hanno dato la forza di non mollare. E poi c’è Anna. È anziana, sola, la sua famiglia si è dimenticata di lei. Da anni, quando la solitudine diventa insopportabile, solleva la cornetta del telefono e si sente viva, ascoltata, compresa. I nomi sono immaginari, ma le storie sono vere. Sono solo alcuni esempi delle migliaia di persone che ogni giorno, da 40 anni, si rivolgono all’associazione Telefono Amico onlus di Sassari in cerca di conforto.

Una richiesta di aiuto anonima che all’altro capo del filo trova sempre uno dei trenta volontari pronto ad ascoltare. Storie che sabato a Sassari, in occasione del convegno “Le due facce dell’amore” organizzato alla Camera di commercio per celebrare i primi 40 anni del Telefono Amico cittadino, aleggiavano nell’aria, carezzando i sorrisi discreti e gli occhi lucidi dei volontari e dei tanti visitatori seduti in sala.

«Il nostro compito non è giudicare, né dare consigli o convincere. Telefono Amico è un luogo d’ascolto, nato per dare conforto alle persone che per timidezza, debolezza, solitudine, non osano nemmeno chiederlo», spiega Luisa Masala, presidente della Onlus sassarese. E quel conforto lo cercano in tanti: nel 2017 Telefono Amico ha risposto a 2.535 chiamate. «Vent’anni fa erano 3.815, ora l’avvento dei social ha cambiato un pochino le cose ma il telefono resta per molti il mezzo più diretto e più efficace per cercare e trovare aiuto. Sentire una voce umana che ti risponde, ti capisce, ti sta vicino senza invadere la tua privacy, può fare la differenza», spiega Filippo Dettori, docente di Didattica e Pedagogia speciale all’Università di Sassari, e sabato relatore del convegno, insieme con l’assessora alla Politiche sociali del Comune di Sassari, Monica Spanedda, la consigliera regionale Alessandra Zedda, cofondatrice del centro antiviolenza “Divieto di femminicidio”, la psicoterapeuta e scrittrice, Vera Slepoj e il giornalista, Claudio Cugusi.

Telefono Amico onlus di Sassari è nata alla fine degli anni Settanta per opera di Giuseppe “Pippo” Castronuovo, il fondatore scomparso nel 2009. È stata la seconda associazione in Sardegna, dopo quella di Cagliari, e come spiega la presidente, «è un’organizzazione apolitica e aconfessionale, totalmente autofinanziata dai soci». I volontari rispondono al telefono tutti i giorni, festivi compresi, dalle 17 alle 23. «Siamo nati con l’obiettivo principale di prevenire i suicidi, ma a noi si rivolgono persone con i problemi più vari: amorosi, materiali, esistenziali. E abbiamo capito che il più problema più grave, quello che genera depressione e gesti estremi, è la solitudine». E contro la solitudine Telefono Amico sogna di realizzare un progetto sociale unico: la sentinella di quartiere. Volontari che tengono contatti e controllano le persone sole, soprattutto gli anziani, per dare loro conforto e aiuto in caso di necessità.

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