La Nuova Sardegna

Sassari

«Siamo pronti a tornare sotto terra»

di Gianni Bazzoni
«Siamo pronti a tornare sotto terra»

Assemblea per decidere le iniziative, chiesto un incontro con Pigliaru e l’assessora Piras. Da domani altri 8 senza mobilità

17 gennaio 2018
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SASSARI. Domani altri otto lavoratori perderanno il sussidio garantito dalla mobilità e andranno così ad aggiungersi ai colleghi che già da luglio hanno cominciato una caduta libera senza più il “paracadute” dell’ammortizzatore sociale. I lavoratori della miniera di Olmedo ieri si sono riuniti in assemblea e in queste ore stanno decidendo di attuare nuove forme di lotta: «L’idea è quella di tornarcene in fondo al pozzo – hanno spiegato – avevamo accolto l’invito di sospendere la protesta che ci era giunto dall’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras, ma non siamo più tanto sicuri di avere fatto la cosa giusta».

C’è un clima poco allegro davanti alla miniera, dove i lavoratori hanno continuato a mantenere il presidio in attesa di notizie positive sul futuro dell’impianto e sul nome del nuovo concessionario in grado di sfruttarla (si spera) e di fare in modo che diventi fonte di reddito per i 27 minatori rimasti.

«Visti gli impegni presi dall’assessorato regionale all’Industria e dall’Igea in occasione dell’incontro tenutosi il 15 dicembre 2017 alla presenza del presidente Francesco Pigliaru – hanno affermato i lavoratori – e nel quale si sono tracciate le linee guida da seguire per dare gambe alla legge approvata dal consiglio regionale il 28 novembre 2017, chiediamo un incontro urgente con il presidente e l’assessora».

I minatori hanno voluto ricordare “l’impegno unanime” del consiglio regionale a occuparsi della vertenza per dare un futuro a chi guarda al giacimento di bauxite come opportunità di occupazione e di sviluppo. Ma i silenzi dell’ultimo periodo non sono stati interpretati come segnale di buon auspicio. «É passato ormai un mese dall’ultimo incontro intervallato dalle festività natalizie (periodo nel quale i lavoratori in occupazione si sono resi disponibili a custodire e mantenere in sicurezza la miniera), i lavoratori avevano anche sollecitato interventi urgenti per contrastare l’emergenza rappresentata dall’innalzamento del livello delle acque nel sotterraneo che ormai hanno raggiunto una fase critica. Finora non sono arrivate le risposte attese e la preoccupazione continua a salire. I 4 lavoratori che da 4 settembre si erano “imprigionati” nel sotterraneo della miniera dando vita a una protesta estrema, solo il 4 dicembre - giorno di Santa Barbara - avevano deciso di sospendere la loro protesta. E dopo avere raccolto l’invito rivolto dall’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras, avevano deciso di «tornare a una condizione di vita più dignitosa». La vertenza, però, continua ad avere una evoluzione piuttosto lenta, e dopo l’assemblea di ieri i 27 minatori sono tornati a interrogarsi seriamente sul futuro.

«Ci chiediamo se quel gesto non sia stato vano – hanno commentato con amarezza i minatori – e se a questo punto non valga la pena tornare tutti in fondo al pozzo per continuare una lotta alla quale non abbiamo voglia di rinunciare».

Il cancello della miniera di bauxite di Olmedo resta chiuso ed è questo il simbolo di una storia assurda nella quale anche le cose logiche vengono trasformate in compiti complessi, volutamente appesantiti da zavorre che poco hanno a che fare con il progetto di rilancio vero e proprio.

«Il sottosuolo è ancora ricco, ci sarebbe lavoro almeno per altri vent’anni – dicono i lavoratori – ma noi siamo ostaggio delle strategie del mercato internazionale». Lavoratori in ostaggio, una storia che si ripete nel territorio. Un cancello chiuso davanti a una realtà produttiva che incapacità e improvvisazione stanno contribuendo a spegnere lentamente. Giorno dopo giorno.

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