La Nuova Sardegna

Sassari

Bando punitivo per otto docenti universitari: il Tar sconfessa il rettore Massimo Carpinelli

Giovanni Bua
Bando punitivo per otto docenti universitari: il Tar sconfessa il rettore Massimo Carpinelli

I giudici amministrativi: gli insegnanti avevano protestato contro il blocco degli stipendi e per questo sarebbero rimasti esclusi dalla gara per i nuovi finanziamenti

18 gennaio 2018
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SASSARI. Comportamento «punitivo» e «antisindacale». Messo in atto dal rettore Massimo Carpinelli contro un gruppo di ricercatori e professori che, a cavallo tra il 2014 e il 2015, aderirono a una protesta nazionale contro i blocchi degli stipendi, rifiutandosi di sottoporre le loro opere alla “valutazione della qualità delle ricerche” dell’università. E cassato dal Tar che ha annullato la “restrizione” aggiunta dall’ateneo turritano al bando della Fondazione di Sardegna per il finanziamento di progetti di ricerca pubblicato il 9 maggio 2017, che subordinava la partecipazione all’avere o meno preso parte a quella valutazione (il Vqr 2011-2014).

L’hanno avuta vinta gli otto professori e ricercatori “no Vqr” dell’università sassarese che hanno portato di fronte al tribunale amministrativo i vertici dell’ateneo accusandolo di «ritorsione». Secondo loro infatti l’università aveva modulato il bando per l’assegnazione dei nuovi fondi, del quale è soggetto attuatore, in modo tale da punire quanti avevano aderito alla precedente protesta sindacale, impedendo loro di accedere ai nuovi fondi per la ricerca sulla base di un «criterio escludente avulso dal merito scientifico».

Tesi accolta dal tribunale, che parte dall’analisi della protesta sindacale nei confronti dei blocchi degli scatti stipendiali, con i ricorrenti si erano rifiutati di consegnare le loro opere all’università come centinaia di colleghi in tutta Italia: «Si è trattato, con tutta evidenza – recita la sentenza – di una forma di manifestazione del diritto di sciopero, strumento costituzionalmente garantito, finalizzato alla rivendicazione sindacale e comprendente qualunque forma di astensione organizzata dal lavoro da parte di un gruppo di lavoratori dipendenti per la tutela di comuni interessi».

Una protesta che ha certamente rappresentato «una deminutio rispetto al normale “apporto collaborativo” assicurato dai docenti al proprio datore di lavoro, tuttavia questo è avvenuto nell’ambito di una scelta coordinata “a monte” in ottica tipicamente sindacale». Sul fatto poi che la mancata partecipazione alla Vqr abbia creato problemi all’università, legati alla possibilità di ottenere i finanziamenti necessari all’attività di ricerca «Tale assunto – continua il Tar – benché condivisibile nella parte in cui sottolinea il danno potenzialmente causato all’Ateneo, non è però sufficiente a smentire la portata illegittimamente antisindacale della scelta dell’amministrazione: è, infatti, insito nello sciopero la possibilità che il suo esercizio arrechi un danno agli interessi datoriali».

Ma non basta. Anche se la protesta sindacale fosse da considerarsi illegittima – sottolinea il Tar – la reazione della parte dell’università avrebbe dovuto comunque essere diversa. E giocata sul tavolo delle vertenza sindacale, o comunque con l’apertura di un procedimento disciplinare a carico degli interessati, tenendo conto delle garanzie previste dalla normativa e con l’intervento degli organi terzi che prendono questo genere di decisioni. «Viceversa – recita la sentenza – l’università ha scelto di colpire gli scioperanti in modo indiretto e a notevole distanza di tempo, escludendoli tout court dall’assegnazione dei nuovi fondi per la ricerca e in tal modo arrecando loro un danno di carattere professionale, oltre che penalizzando lo stesso interesse pubblico alla promozione della ricerca scientifica, giacché tale esclusione è intervenuta al di fuori di qualunque valutazione dei loro progetti di ricerca».

Abbastanza per annullare l’articolo in questione, e rimuovere tutti i vincoli di partecipazione al bando della Fondazione di Sardegna.

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