La Nuova Sardegna

Sassari

Museo Biddas, il Comune di Sorso tenta il rilancio

di Salvatore Santoni

Da un anno la struttura è chiusa, il sito internet è oscurato La giunta chiede finanziamenti alla Fondazione di Sardegna 

20 gennaio 2018
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SORSO. Nel 2013 ha incassato il prestigioso premio nazionale Riccardo Francovich come miglior museo dedicato all’età medievale. Oggi, invece, il Biddas di Sorso dedicato ai villaggi abbandonati della Sardegna, sembra solo un fantasma di sé stesso: non stacca un biglietto da un anno, da quando è scaduta la convenzione con l’Università di Sassari, le sale si aprono ai visitatori soltanto su appuntamento e il sito internet è oscurato.

Ecco perché l’amministrazione comunale prova ora a dare una svolta battendo cassa alla Fondazione di Sardegna con una proposta di rilancio da 50mila euro. L’obiettivo? Rifare il look al museo e metterlo a sistema con i siti archeologici della città.

Il progetto che la giunta comunale, guidata da Giuseppe Morghen, ha presentato alla fondazione racchiude una serie di proposte: completare l’offerta museale, ampliare l’attività di laboratorio, sistemare i locali e l’impianto elettrico (perché «inadeguato a una esposizione museale», si legge nel documento), realizzare nuovi contenuti multimediali per gli stranieri, rendere fruibile il villaggio medievale abbandonato di Geridu. Tra le altre cose c’è anche la previsione di «favorire la visibilità del museo, attualmente ridotta al minimo, con l’installazione di cartelli stradali da sistemare nella città».

«Ci stiamo lavorando perché abbiamo in prospettiva di allargare gli orizzonti – spiega la vicesindaco e assessora alla Cultura, Raffaela Barsi –. Fino a oggi i siti archeologici non facevano parte del circuito. Abbiamo intrapreso dialogo importante con l’Università e la soprintendenza e abbiamo in previsione anche altro».

Il 2017 è stato l’anno più difficile per il museo comunale, rimasto orfano della convenzione con l’ateneo sassarese. Motivo per il quale il Comune ha dovuto fare a meno delle consuete giornate di apertura al pubblico. «Il museo è aperto solo su appuntamento – riprende la vicesindaco Barsi – grazie alla gentilezza dei ricercatori che lavoravano con la vecchia convenzione. In altre occasioni, come lo scorso agosto durante la manifestazione Calici di stelle, abbiamo fatto un accordo temporaneo con un’associazione per consentire le visite gratuite al pubblico. Stesso discorso per le visite durante l’anno, tutte gratuite, che sono prenotabili scrivendo una mail alla segreteria del sindaco».

Durante le ultime settimane il museo ha visto sparire anche il prezioso sito internet (www.museobiddas.it). Un portale ricco di informazioni, foto, cenni storici e, soprattutto, di riferimenti. In pratica il nome a dominio del Biddas è scaduto. E nessuno si è preoccupato di pagare il rinnovo.

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