La Nuova Sardegna

Sassari

Premi letterari per il poeta ittirese Faedda

Premi letterari per il poeta ittirese Faedda

I suoi componimenti in limba, rimasti per anni nei cassetti, stanno ottenendo i giusti riconoscimenti

26 gennaio 2018
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ITTIRI. Maurizio Faedda, poeta “in limba”, sta ottenendo i giusti riconoscimenti. La vena poetica lo ha portato, già in tenera età, a descrivere, in versi, la campagna e tutto quanto è riconducibile al mondo agro pastorale. Ma per decenni, le sue composizioni sono rimaste nel cassetto che, raramente, si apriva per rendere partecipe qualche amico. Già dai primi concorsi, le varie giurie avevano capito che quel poeta, schivo, taciturno, ma pensatore profondo aveva un modo unico e di rendere partecipe il lettore del presente, del passato e del futuro di un mondo che Faedda rende incantevole, ma vicino, palpabile e condiviso. La sensibilità, l'insofferenza e la condanna per quanto avviene anche fuori dall'isola, stimolano Maurizio Faedda a “dire la sua” in uno scenario planetario dove carestie e guerre flagellano un'umanità a due facce dove interessi economici e di potere sono elementi scatenanti di conflitti nei quali la parte più debole, i bambini pagano il prezzo più alto. Tra i più importanti e recenti riconoscimenti che Faedda ha ricevuto per la ricchezza espressiva e sentimentale dei suoi versi, figurano il 27° Premio letterario “Nanneddu Chighine”, conferitogli a Ittireddu, per la poesia “Bramas Chena Pasu”, (Branchi Senza Pace) come primo classificato. Nella motivazione viene evidenziato, appunto il verso: “ Sos chi no han ne anima ne coro/cun chertu e gherra alluminzan su mundu” (coloro che sono privi di anima e di cuore/con liti e guerre incendiano il mondo), ritenuto dalla giuria di straordinario effetto dei tempi che il mondo sta vivendo. Un altro primo premio Faedda lo ha conseguito nel concorso in Acli, memoria di Cicito Canu, per la poesia “Su Mudine 'e su Pempus” (Il Silenzio del Tempo) dove il poeta addita il nuraghe come punto di osservazione, segno visibile di una civiltà lontana, senza tempo, che non conosce oblio e non smette di guardare lontano.

Vincenzo Masia



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