La Nuova Sardegna

Sassari

Hospice per i malati terminali l’assessore Arru dà il via libera

di Giovanni Bua

La Regione assicura l’avvio dell’iter per aprire la struttura assistenziale nell’ospedale Conti Nel frattempo un movimento civico di associazioni studia dove attivare dieci posti letto provvisori  

02 febbraio 2018
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SASSARI. Potrebbe sbloccarsi a giorni la lunga e complicata battaglia per aprire nel Sassarese un hospice: la struttura “ad elevata intensità di cure” dedicata ai malati oncologici terminali che manca ormai solo nel nord ovest dell’Isola. Un agguerrito movimento civico, coagulatosi intorno alla “Inthum” del sociologo Alberto Merler, che mette insieme attivissime associazioni di volontari come la “Franco Mura” e “gli amici di Gianni Brundu”, ma anche l’Associazione Berlinguer, i salesiani della Cospes e Amnesty, ha infatti strappato un importante impegno all’assessore regionale Luigi Arru, in città la scorsa settimana per presentare i risultati degli indicatori Agenas sullo stato della sanità nel territorio.

Durante un incontro ristretto Arru avrebbe infatti assicurato ai rappresentanti del “movimento” che considera l’apertura della struttura extraospedaliera, prevista per altro da una legge del 2010, prioritaria. E che la Regione avrebbe anche individuato un luogo che potrebbe ospitarla: l’ospedale Conti di via Carlo Felice. Dicendosi poi disposto, in attesa del reperimento dei fondi necessari per i lavori di adeguamento del poliambulatorio, ad attivare immediatamente il servizio, in via provvisoria, in una struttura adatta da scegliere nel territorio. E affidando allo stesso raggruppamento di associazioni il compito di censire le strutture disponibili e soprattutto le professionalità presenti che abbiano le giuste competenze per lavorarci.

Un dossier su cui il movimento civico, che negli ultimi mesi ha già incontrato amministratori locali, volontari ed esperti del settore, si è immediatamente messo al lavoro, intenzionato a tornare alla carica nelle prossime settimane per sbloccare la decisiva partita. Il quadro dentro cui il gruppo di associazioni si muove è quello più ampio della rete delle cure palliative, che per legge deve essere garantita h24 su tutto il territorio, e che coinvolge anestesisti, oncologi, radioterapisti, psicologi e tutta una serie di altri specialisti e strutture. E che ha come primo obiettivo quello di garantire per i malati terminali una adeguata assistenza domiciliare integrata. Assistenza che l’Asl cerca faticosamente di tenere in piedi, ma che non può andare a regime senza la “dovuta” presenza dell’hospice: un luogo d’accoglienza e ricovero dove il paziente, per il quale non è più possibile svolgere per vari motivi adeguate cure a domicilio, viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita. Nella quale, in un ambiente aperto e “deospedalizzato” la priorità diventa il controllo del dolore, la prevenzione e cura delle infezioni, il trattamento fisioterapico e al supporto psico-sociale anche dei familiari prima e dopo il decesso del congiunto. Un tassello della Rete delle cure palliative che, oltre a rendere “dignitoso” l’ultimo tratto di cammino di una persona e della sua famiglia, sgrava il sistema sanitario dagli enormi costi legati ai ricoveri impropri dei malati terminali in strutture non adatte (spesso nei reparti di lungodegenza) con un crollo del “peso” giornaliero di un paziente dagli oltre mille euro attuali a meno di 300 euro.

L’apertura dell’hospice, prevista da una legge del marzo 2010, è un decisivo passo avanti per l’assistenza nel territorio, a cui toccano 25 posti letto. E l’impegno di Arru è atteso quanto dovuto. La vera novità però è la promessa di attivare immediatamente il servizio durante la fase di reperimento fondi e di eventuali lavori all’ospedale Conti. I posti letto in questo caso sarebbero una decina, e sarebbero almeno tre o quattro strutture pronte a metterli a disposizione. Da verificare rimane però la presenza di professionalità adeguate tra il personale sanitario per lavorare nelle cure palliative. E c’è da chiedersi come mai una facoltà di eccellenza come quella di Medicina dell’università di Sassari non preveda nessun corso di specializzazione in una materia così importante e delicata.

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