La Nuova Sardegna

Sassari

Banca etica cattolica mai aperta, 4 indagati per truffa a Sassari

di Nadia Cossu
Banca etica cattolica mai aperta, 4 indagati per truffa a Sassari

Il miraggio dei posti di lavoro nel nascente istituto bancario: 800 vittime in città. Tra i nomi di spicco quello del consigliere regionale Marcello Orrù

06 febbraio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Filiali della Banca etica cattolica internazionale mai decollate, corsi di formazione pagati con un acconto e frequentati con un obiettivo di tutto rispetto: il posto di lavoro.

Circa ottocento – secondo le indagini della guardia di finanza di Sassari – le vittime di quella che la Procura della Repubblica individua come una vera e propria truffa. In alcuni casi la promessa di un’occupazione sarebbe avvenuta attraverso l’indicazione/suggerimento di un voto elettorale (altro reato). Ma il posto di lavoro non arrivava e così sono partite le prime denunce cui hanno fatto seguito gli accertamenti delle fiamme gialle.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:sassari:cronaca:1.16445487:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2018/02/06/news/le-fiamme-gialle-negli-uffici-della-societa-1.16445487]]

Gli indagati. L’inchiesta della Procura si è concentrata su una società – con sede in via Milano a Sassari – alla cui costituzione avevano partecipato diversi soggetti che avevano acquistato delle quote diventando così soci effettivi. Gli accertamenti hanno avuto come prima conseguenza l’iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone, ossia i promotori di quella società nella quale alcuni ricoprivano ruoli di vertice. Si tratta di Marcello Orrù, consigliere regionale del Gruppo Sardegna e presidente del Movimento cristiano forza popolare, sua sorella Maria Immacolata e il marito di lei Giancarlo Serra, consigliere comunale a Sassari del Partito dei Sardi. Il quarto indagato è Gian Battista Jaccod, nel 2005 candidato con l’Udeur come rappresentante di circoscrizione. A vario titolo sono accusati di truffa in concorso e di aver promesso posti di lavoro in cambio di voti elettorali.

Il miraggio di un’occupazione. I corsi di formazione prevedevano la frequentazione di cicli di lezioni per poter un domani ricoprire incarichi ben precisi nelle filiali della Banca che, a detta degli organizzatori, sarebbero state dislocate in tutta Italia. Posti da usciere, commesso, addetto alla sorveglianza, impiegato allo sportello.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.16445645:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.16445645:1653487889/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La svolta. Terminati i corsi di formazione, il tempo passava e del posto di lavoro nessuno però parlava più. All’orizzonte il nulla. Certo, valeva la pena spostarsi fino a Roma per specializzarsi, così come valeva la pena fare un sacrificio economico considerate le premesse e le promesse: un contratto e uno stipendio. Entrambi attesi, però, invano. I sogni di centinaia di persone che avevano investito soldi e aspettative non si sono mai realizzati. E per questo hanno deciso di rivolgersi alla magistratura.

Sull’inchiesta il riserbo è assoluto e il lavoro della Procura va avanti per accertare le responsabilità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative