dall’uganda alla sardegna
«La scuola dove gli ultimi non sono mai lasciati soli»
di Luigi Soriga
SASSARI. In comune ci sono i bambini, ci sono le maestre, c’è la voglia di imparare. Tutto il resto è lontano anni luce. Tra Kampàla (Uganda) e Sassari ci sono 5000 km di distanza, e un salto di...
08 febbraio 2018
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SASSARI. In comune ci sono i bambini, ci sono le maestre, c’è la voglia di imparare. Tutto il resto è lontano anni luce. Tra Kampàla (Uganda) e Sassari ci sono 5000 km di distanza, e un salto di civiltà e tecnologia abissale. Alpha Kasiita, 26 anni, ha provato a colmare questo gap. Lei è l’insegnante e la coordinatrice della scuola Kibiri progettata e costruita a Kampala dall’associazione Deborah Ricciu Espandere Orizzonti. L’unico avamposto di istruzione in un deserto di fame e miseria. I volontari, alla fine dell’anno scolastico, hanno deciso di investire su Alpha: le hanno pagato un biglietto aereo e un soggiorno in Sardegna. In cambio lei ha riportato indietro, ben ripiegati nella sua valigia d’esperienza, le sensazioni, le impressioni, e gli strumenti affinati di un mestiere complicato, quello dell’insegnante. Il secondo circolo Sandro Pertini di via Gorizia, con grande entusiasmo e ospitalità, per tutto il mese di gennaio le ha dato la possibilità di svolgere un tirocinio nella prima e nella quinta elementare. Ed è interessante osservare il sistema didattico occidentale da una prospettiva così diversa. «Le cose che mi hanno colpito sono soprattutto tre – racconta Alpha – la prima è che le persone che noi chiamiamo ricchi, qui sono poveri. La seconda è che i bambini sono molto fortunati: tutti hanno accesso all’istruzione. Lo Stato dà ogni cosa, e non c’è una sola scusa per non studiare». Ma quello che ha davvero impressionato questa ragazza, che ha fame di conoscenza e di riscatto, è un altro aspetto: «Mai avrei potuto immaginare l’attenzione e le premure riservate nei confronti dei bambini disabili o con difficoltà cognitive. Questa è una sensibilità che mi porterò dietro e cercherò di trasmettere». In Uganda la selezione darwiniana si applica in tutte le sfaccettature dell’esistenza. Sopravvive chi è più forte e chi madre natura ha forgiato meglio. Anche la scuola risponde a questa legge naturale. Sono talmente pochi i mezzi a disposizione, che un’insegnante di sostegno non è nemmeno concepibile. A Kampala manca qualsiasi forma di tecnologia didattica, spesso mancano gli stessi libri. C’è un analfabetismo spaventoso, gli alunni non hanno gli strumenti per fare i compiti a casa, dove non c’è luce, un tavolo per scrivere, o una mamma che ti aiuta e ti corregge. L’Aids si è portato via milioni di genitori lasciando altrettanti orfani. Anche Alpha è dovuta crescere da sola, con la sua passione per i libri e la voglia di diventare qualcuno. «In Uganda i bambini adorano la scuola, hanno potenzialità. Sanno che l’istruzione è uno dei pochi strumenti per fuggire dalla miseria. Per andare a lezione si alzano alle 3 del mattino, perché la campanella suona alle 4,30. Percorrono chilometri a piedi, al buio, tra serpenti e ladri pronti a rapinarti o violentarti. Le classi sono formate da 70 alunni per un solo insegnante. I vostri bambini che sbadigliano, che rispondono con maleducazione alle maestre, non hanno idea di quanto siano privilegiati». Su una cosa Kampala però può dare lezioni a Sassari: sulla didattica delle lingue. «Come si fa a insegnare l’inglese parlando italiano? Così non impareranno mai».