La Nuova Sardegna

Sassari

Rientro “cervelli”: stop ai finanziamenti

di Gabriella Grimaldi
Rientro “cervelli”: stop ai finanziamenti

Dubbi sull’assunzione di cinque ricercatori. L’assessorato regionale alla Pubblica istruzione invia un dossier alla Procura

22 febbraio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Qualcosa non deve essere andato per il verso giusto nelle verifiche della Regione sui finanziamenti erogati all’università di Sassari o meglio sulle procedure per la loro assegnazione se, con un provvedimento emesso dalla direzione generale dell’assessorato alla Pubblica istruzione, è stato sospeso il trasferimento dell’ultima tranche (mezzo milione su un totale di un milione e 500mila euro) relativa al programma “Rientro dei cervelli” destinato a riportare nell’isola i ricercatori sardi. In più gli uffici di viale Trieste hanno anche trasferito il dossier in blocco alla Procura della Repubblica di Sassari che sta portando avanti le indagini. La vicenda è giunta a questo punto dopo una lunga serie di ricorsi, denunce penali e segnalazioni che contestavano irregolarità nella procedura di selezione e la stessa mancanza dei requisiti per cinque dei sette ricercatori reclutati sulla base del programma regionale, con contratti triennali, scaduti qualche mese fa. «Una serie di errori gravissimi sui quali l’università di Sassari non ha mai dato alcuna risposta - commenta l’avvocato cagliaritano Gianni Loy, che tutela dal 2013 due degli esclusi dal bando “Rientro dei cervelli”, uno dei quali è la moglie -. Già da subito dopo il concorso abbiamo segnalato all’università errori e irregolarità nella procedura. Non solo l’università non ha mai dato risposta ma ci ha anche negato l’accesso agli atti, concesso soltanto dopo una denuncia penale». Il contenuto delle contestazioni e del ricorso al Tar (che però lo ha ritenuto inammissibile) riguardava la «palese mancanza di requisiti fra i candidati che poi sono stati ammessi». A fronte della proposta contenuta nel bando di riportare nell’isola sette “dottori di ricerca”, ovvero post-laureati che avevano accumulato esperienza e sapere in università straniere per almeno tre anni, dalla documentazione presentata dall’avvocato Loy risulta che, in alcuni casi, il candidato non era in possesso del titolo di dottore di ricerca, in altri le certificazioni del lavoro svolto negli atenei stranieri consistevano in «lettere di raccomandazione» dei singoli docenti delle varie università, in altri, addirittura, nel periodo previsto dal bando per l’attività di ricerca all’estero, un candidato ammesso risultava svolgere attività regolarmente retribuita nell’università di Sassari.

Insomma, secondo Gianni Loy i candidati ammessi, almeno cinque su sette, «avevano intrattenuto saltuarie relazioni scientifiche di collaborazione con istituti stranieri» non sufficienti ad accedere al contratto di lavoro previsto per laureati nati o residenti in Sardegna. I titoli richiesti erano il dottorato di ricerca o la specializzazione medica e un curriculum scientifico-professionale idoneo alla ricerca. Naturalmente era necessario allegare la dichiarazione dell’università estera di riferimento per certificare l’attività condotta per tre anni.

I candidati esclusi, una volta verificato che i loro colleghi li avevano “superati”, secondo la documentazione da loro acquisita, senza averne diritto, hanno battuto ogni strada pur di ottenere giustizia, ispirando anche interrogazioni parlamentari e interventi in consiglio regionale. «Mi sono rivolto in prima battuta proprio all’università di Sassari - racconta l’avvocato Loy - che per la verità ha sempre ignorato le nostre segnalazioni. Addirittura ci è stato negato l’accesso agli atti e la condotta della commissione nominata dall’ex rettore Mastino si è dimostrata poco trasparente».

A fine gennaio però la svolta per i ricorrenti: la Regione, dopo aver ricevuto le segnalazioni (un anno fa), aver preso in mano la documentazione relativa alla selezione del bando e aver chiesto chiarimenti all’università («che ancora non ha risposto», dicono dagli uffici cagliaritani) ha sospeso l’erogazione del finanziamento «per mancanza degli elementi necessari a valutare la correttezza della procedura».

In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari la città “più ricca”

Le nostre iniziative