La Nuova Sardegna

Sassari

Concussione, funzionario assolto dopo quattro anni da incubo

di Nadia Cossu
Concussione, funzionario assolto dopo quattro anni da incubo

Vicedirettore dell’Agenzia dogane era stato condannato dal gup in seguito a un esposto anonimo Era accusato di aver minacciato un venditore d’auto. La difesa: mai una macchia in 30 anni di carriera  

23 febbraio 2018
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SASSARI. «Se basta un esposto anonimo per infangare una persona e cancellare trent’anni di onorata carriera, cos’altro si può aggiungere?...».

Oggi Roberto Antonio Tola, 58 anni, all’epoca vicedirettore dell’agenzia delle dogane di Sassari, può dire che giustizia è stata fatta. La corte d’appello di Sassari, ribaltando la sentenza di primo grado, lo ha assolto «perché il fatto non sussiste» da un’accusa pesante come un macigno: concussione. Reato per il quale il gup di Sassari Antonello Spano il 15 marzo dell’anno scorso lo aveva condannato a un anno e dieci mesi di reclusione e lo aveva sospeso dal servizio. Non erano serviti – ai fini della sentenza – i suoi trent’anni di lavoro senza una macchia, le sue missioni all’estero con compiti di grande responsabilità, gli incarichi come ufficiale di pg in tante indagini anche di criminalità organizzata. Aveva avuto più peso la parola di Gianfranco Pinna, venditore di auto, «dal cui certificato penale – aveva ribadito ai giudici l’avvocato Nicola Satta, difensore di Tola – risulta che sia stato condannato per furto e per frode nell’esercizio del commercio. Mentre la prescrizione lo ha “salvato” da una ipotesi di truffa». E sarebbe stato proprio Pinna a confermare il contenuto di un esposto anonimo che nel 2014 accusava il funzionario Tola di concussione.

Per capire bisogna fare un passo indietro. Nel 2009 Tola acquista da Pinna per novemila euro una macchina di importazione, una Mercedes classe A: 58mila i chilometri certificati nell’atto di vendita. In quel periodo il funzionario è in missione in Kosovo e, così come da accordi con il venditore, paga la prima tranche di 4500 euro. Quando rientra in Sardegna usa la macchina e si rende conto che è rumorosa, così decide di farla vedere da un meccanico il quale ipotizza un problema nella catena di distribuzione. “Diagnosi” confermata da un secondo collega. Tutto molto anomalo per un’auto che ha 58mila chilometri. Ed ecco insinuarsi il sospetto: «Non sarà stato per caso manomesso il contachilometri?». «Impossibile appurarlo – è la risposta del titolare dell’officina – La centralina è stata bruciata». Che equivale a una certezza: c’è stata la manomissione. Attraverso il terminale della Mercedes e il controllo dei tagliandi eseguiti negli anni precedenti il funzionario scopre che nel 2007 (quindi addirittura due anni prima che lui l’acquistasse) la macchina aveva già 130mila chilometri. Sicuro di esser stato truffato dice a Pinna che non pagherà la seconda tranche. Il venditore insiste fino a un certo punto, poi non si fa più sentire. Secondo la difesa «perché sapeva bene di essere in torto».

Ma, a distanza di 5 anni da quell’episodio, quando Tola concorreva insieme a un altro collega alla carica di direttore, arriva un esposto anonimo in Procura. Il funzionario viene accusato di aver minacciato Gianfranco Pinna: «Se insisti nel chiedermi i soldi dirò ai miei amici finanzieri di fare delle verifiche fiscali nella tua attività». Per la Procura è concussione. In appello la difesa ha insistito sull’assenza di prove, sull’inattendibilità di Pinna e sull’integrità morale di Roberto Antonio Tola. I giudici lo hanno assolto con formula ampia.

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