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Sassari

Formazione e migranti a Tula, contrarietà dell’Fsi

Formazione e migranti a Tula, contrarietà dell’Fsi

TULA. Perplessità e disaccordo sono le parole che descrivono lo stato d’animo della Fsi, federazione sindacati indipendenti impegnata in prima linea nel campo della sanità, dopo aver appreso del...

28 febbraio 2018
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TULA. Perplessità e disaccordo sono le parole che descrivono lo stato d’animo della Fsi, federazione sindacati indipendenti impegnata in prima linea nel campo della sanità, dopo aver appreso del corso per assistenti familiari maschili promosso dal comune di Tula insieme ad Aima, Associazione Italiana Malattia Alzheimer e ad alcune cooperative sociali.

La selezione prevista in queste settimane darà modo di comporre il gruppo di allievi che inizieranno le lezioni teoriche e pratiche nel mese di aprile ma ciò che lascia perplessa la sigla sindacale è aver riservato cinque dei dieci posti disponibili a ragazzi richiedenti protezione asilo politico. «È una selezione bandita in concorso con alcune cooperative sociali che gestiscono il business dell’accoglienza – ha detto Mariangela Campus, segretaria territoriale della FSI – ma seppure l’integrazione ci trova d’accordo, contestiamo la scelta e il numero dei migranti ammessi al corso. Essi sono in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato che nell’ottanta per cento dei casi viene negato e rimangono in uno stato di migranti economici o nella peggiore delle ipotesi, di clandestini – ha aggiunto Campus -. Ci chiediamo pertanto se sia giusto investire soldi pubblici su delle risorse umane che non sappiamo se poi rimarranno in Sardegna».

Dei dieci posti disponibili cinque sono riservati ai cittadini locali per i quali il comune ha deciso di intervenire finanziando al cinquanta per cento la quota di partecipazione che alla segretaria territoriale comunque «appare sbilanciata a favore dei migranti e penalizza fortemente i giovani tulesi che dovranno pagare il loro corso. Come si sentiranno e come reagiranno gli esclusi? In questo modo si penalizza la Sardegna e i sardi che continuano a emigrare alla ricerca di un lavoro. Pensiamo che salvando cinque disperati se ne creino altrettanti, ma sardi. Non è giusto e non è morale nei loro confronti». (f.sq.)

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