La Nuova Sardegna

Sassari

Osilo scende sotto i 3mila è allarme spopolamento

di Mario Bonu
Osilo scende sotto i 3mila è allarme spopolamento

Per la prima volta da secoli il paese fa i conti con un drastico calo demografico Tra le criticità evidenziate i vincoli paesaggistici, la viabilità e anche il clima

04 marzo 2018
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OSILO. Alla fine è franata anche la soglia psicologica dei tremila abitanti e ora Osilo si trova a navigare in mare aperto, alla ricerca di un approdo su cui costruire l’argine a uno spopolamento che sembra non conoscere fine. I dati sono quelli della chiusura del mese di febbraio e vedono la popolazione osilese, per la prima volta da secoli, sotto le tremila anime, per la precisione a 2.993 residenti. Un dato davvero impressionante, se si considera che, sulla base delle fonti storiche, da tempo immemore Osilo ha avuto una popolazione attestata sempre ben al di sopra dei tremila abitanti. Già nel 1622, ad esempio, in cima al Tuffudesu vennero censiti 1100 “fuochi” (se si considera una stima prudenziale di 3-4 componenti per fuoco, siamo già allora ben sopra quella soglia). Al censimento del 1751 conta 4.204 anime, nel 1824, 4.988, nel 1844, 5.006. Al primo censimento dell’unità d’Italia, nel 1861, vengono rilevati 4.560 residenti. Cinquant’anni dopo, nel 1911, arrivano a 5.654, e nel 1951 a 5.727. Il picco massimo viene raggiunto nel 1959, quando Osilo arriva a 6.200 abitanti, ma da lì inizia il calo progressivo che in sessant’anni ha portato a una perdita del 52% della popolazione. Un trend naturale, si potrebbe obiettare, che interessa pressoché tutta la Sardegna. Ma neppure questo è esatto, perché se è vero che da tempo è in atto quel trend, soprattutto nelle zone interne, è altrettanto vero che quasi tutti i comuni nel raggio di 15 chilometri da Sassari hanno conosciuto nello stesso periodo una crescita demografica a volte tumultuosa. Per fare solo qualche esempio: Sorso passa dai 9.625 abitanti del 1961, ai 14.775 del 2017; Sennori, nello stesso periodo, da 5.778 a 7.266; Olmedo, da 1.534 a 4.161; Tissi, da 1.370 a 2.400; Ossi, da 4.632 a 5.813; Usini, da 2.964 a 4.369. E allora, qual è il “male oscuro” che mina un paese i cui indicatori generali – ambiente, clima, pregio urbanistico e architettonico, valori storici e culturali, coesione sociale, assenza di fenomeni di criminalità – ne dovrebbero decretare una attrattività forse superiore a quella di altri centri? È stata chiamata in causa la difficoltà a edificare, con l’assetto morfologico del territorio, che non favorisce la costruzione di case comode e funzionali, e con il vincolo paesaggistico che da sempre rappresenta un forte condizionamento per chi vuole fare o ristrutturare casa. Poi la viabilità con annesse difficoltà invernali per il ghiaccio sulla strada, che ormai davvero si verifica in rarissime occasioni, risolte peraltro tempestivamente dai mezzi spargisale. E, ancora sullo stesso versante, il fattore climatico, col freddo e l’umidità dell’inverno osilese. Meno determinante appare il problema del lavoro, perché quello è un dato che accomuna tutti i centri, compresi quelli in crescita, e neppure quello dei servizi, perché in dieci minuti d’auto si può usufruire di tutto ciò che offre Sassari. Il problema vero, forse, è che occorrerebbe quella che qualche volta viene chiamata una “tempesta di cervelli”, con architetti, urbanisti, sociologi, demografi, psicologi (anche), artisti, esperti nella promozione e nella comunicazione, per trovare delle risposte definitive ai mali di Osilo, e per avviare un processo di “rinascita”.

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