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Sassari, licenziato perché disabile: l'azienda lo dovrà reintegrare

Il tribunale di Sassari
Il tribunale di Sassari

Grave discopatia e neppure una sedia per riposare. Il giudice impone soluzioni ragionevoli e dignitose

06 marzo 2018
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SASSARI. Una sedia. Una semplice sedia avrebbe rappresentato l’“accomodamento ragionevole”, non solo in senso figurato, che un grosso centro commerciale avrebbe potuto e dovuto adottare per garantire a un dipendente disabile condizioni agevoli e dignitose di lavoro. L’uomo è affetto da una grave discopatia e, dopo averlo demansionato (con il suo consenso) e successivamente adibito a un lavoro di addetto alla sicurezza che comportava lunghi periodi da trascorrere in piedi, nel febbraio dello scorso anno la direzione del personale lo aveva licenziato per inidoneità.

Accogliendo il ricorso del lavoratore, assistito dall’avvocato Nanni Campus, nei giorni scorsi la giudice Maria Angioni della sezione lavoro del tribunale di Sassari ha annullato il licenziamento e ha condannato il datore di lavoro a reintegrare il dipendente nel posto di lavoro. Oltre a condannare l’azienda a pagare al lavoratore un risarcimento danni rappresentato da dodici mensilità, il giudice ha anche ordinato di garantire tutti quegli “accomodamenti ragionevoli” previsti da una norma comunitaria recepita in Italia dall’articolo 3 comma 3/bis del decreto legge 216/2003.

Un articolo di legge, di cui l’ordinanza del tribunale sassarese rappresenta una delle rare applicazioni nell’isola, che impone ai datori di lavoro di adottare tutte le soluzioni necessarie a favorire il lavoro delle persone disabili garantendo loro il godimento e l’esercizio di tutti i diritti umani e di tutte le libertà. La norma dispone che il datore di lavoro possa esimersi dal cercare “accomodamenti ragionevoli” solo nel caso in cui tali provvedimenti richiedano da parte dell’azienda un onere finanziario sproporzionato. Non era certo il caso del grosso centro commerciale che, secondo il giudice, ha un bilancio e un giro di affari tali da consentirle di trovare una collocazione adeguata per il dipendente disabile. Una occupazione alternativa o, appunto, una sedia che gli consentisse di lavorare senza sentirsi discriminato.
 

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