La Nuova Sardegna

Sassari

La disoccupazione cala ma non in Sardegna

di Marianna Berti
La disoccupazione cala ma non in Sardegna

Nel 2017 media nazionale all’11,2 e nell’isola il dato cresce dal 15 al 17% L’indagine Istat certifica la ripresa al centro nord, arrancano le regioni del sud

15 marzo 2018
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ROMA . Nel 2017 la disoccupazione in Italia scende all'11,2%, il valore più basso da quattro anni. Ma non in Sardegna: nell’isola – dice l’Istat – il dato è in aumento, dal 15 al 17%, in controtendenza rispetto alla media nazionale e in linea con quella delle regioni del centro sud. In Sardegna scende anche il tasso di occupazione, dal 51,2% al 50,5% con gli occupati che arrivano a quota 562mila (come nel secondo trimestre 2016, erano 568mila a giugno 2017) mentre il tasso di inattività per i cittadini tra i 15 e i 65 anni è del 38,9% rispetto al 34,6% del resto d'Italia. Tra le province isolane nelle quali si fa maggiormente sentire l'assenza di lavoro c'è il Sud Sardegna con il 21,4% di tasso di disoccupazione. Nella stessa area si ci sono punte del 23,6% tra le donne, mentre nel Nuorese il dato complessivo scende al 13% (11% tra le donne, al di sotto della media nazionale).

L’isola dunque arranca rispetto alla media nazionale che vede crescere il numero di occupati: 23 milioni come otto anni fa, pur se ancora sotto i picchi pre-crisi del 2008. Ma spesso le assunzioni sono a tempo: alla fine dello scorso anno solo in un caso su dieci il posto in più è risultato fisso. I divari territoriali sono accentuati. Basti pensare che al Sud il tasso di disoccupazione è tre volte quello del Nord. C'è poi un nuovo fenomeno, a cercare lavoro non sono solo i giovani, per cui qualche spazio sembra aprirsi, ma anche gli over50: quelli a caccia di un impiego sono oltre mezzo milione. La fotografia dell'Istat guarda poi all'altra faccia della medaglia: le imprese. Il mercato sembra tirare, visto che aumentano le ore lavorate. Tuttavia le retribuzioni nell'ultimo scorcio del 2017 sono rimaste ferme. Eppure lo scorso anno il costo del lavoro è aumentato (+0,8%). E se la responsabilità non va addossata agli stipendi è chiaro che ricade sui contributi, o meglio sull'esaurimento degli sgravi. Di certo le vecchie abitudini rimangono: per chi è alle prese con la ricerca di un impiego rivolgersi a parenti e amici è «la pratica più diffusa» (83% dei casi), seppure un pò in ribasso. Segue a distanza l'indagine su internet. Pur se minoritarie salgono le richieste ai centri per l'impiego e le domande per concorsi. D'altra parte il lavoro alle dipendenze è ai massimi sia per i tempi indeterminati che per quelli a termine (2,7 milioni). Al contrario hanno toccato il fondo gli «autonomi». I conti sulle forze lavoro considerano anche gli inattivi, coloro che stanno fuori dal mercato non avendo un posto e neppure cercandolo. Nel 2017 quest'area grigia si è ridotta.

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