La Nuova Sardegna

Sassari

Conto alla rovescia in attesa del magico rito di Lunissanti

di Donatella Sini
Conto alla rovescia in attesa del magico rito di Lunissanti

Castelsardo, preparativi alla confraternita di Santa Croce Domani il priore nominerà gli “apostoli” e i cantori 

17 marzo 2018
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CASTELSARDO. Manca poco più di una settimana ma già la tensione sale, i preparativi fervono e l'attesa si fa più stringente. Il Lunissanti anche quest'anno tornerà ad animare, con le sue fiaccole tremolanti ed i suoi suggestivi canti, la notte del Lunedì Santo che quest'anno si celebrerà il prossimo 26 marzo. Il priore Roberto Fiori, durante l'assemblea generale, prevista per domani pomeriggio (domenica 18), ultima domenica di quaresima, comunicherà ai confratelli chi di loro indosserà il cappuccio calato sugli occhi per portare in mano i misteri e chi invece eseguirà gli antichi canti del Miserere, Stabat Mater e Jesus. I fedeli lo scopriranno però, soltanto all'alba del 26, durante la vestizione e la consegna dei misteri che darà il via ad un'intera giornata di celebrazioni, che si concluderà a notte inoltrata con il rientro a Santa Maria e la consumazione della cena degli "apostoli", aperta solo ai portatori dei misteri ed ai confratelli cantori.

"Li fraddeddi" sono infatti al centro della celebrazione, che custodiscono gelosamente sin dalla notte dei tempi. Non é infatti nota la data di fondazione, a Castelsardo, della Confraternita dell'Oratorio di Santa Croce, che prende il nome dalla chiesetta medievale di Santa Croce, edificata nel medioevo nell'attuale parco di lu Gannaddu, improvvidamente abbattuta agli inizi del secolo perché giudicata pericolante.

Il documento più antico, conservato negli archivi di Santa Maria, è datato 15 agosto 1669 e ci mostra l'associazione di laici già ben radicata nel tessuto cittadino, tanto forte da opporsi al Capitolo della Cattedrale, un altro importante organismo ecclesiastico, che aveva sede proprio a Castelaragonese. Altrettanto sconosciuta é la data della “prima” del Lunissanti, ma é probabile che risalga al Concilio di Trento (1545/63), conseguente alla riforma protestante, e faccia parte dei numerosi provvedimenti spirituali e disciplinari, imposti o incoraggiati dalla chiesa, per spiegare il Vangelo al popolo, spesso analfabeta. La processione ripercorre infatti tutti i momenti della passione e gli “apostoli” mostrano ai fedeli, in maniera muta e solenne, gli oggetti che la rappresentano. Dal "calice amaro", citato da Cristo nell'orto degli ulivi, al "Guanto", che rappresenta lo schiaffo ed il tradimento di Giuda sino a giungere alla croce di legno della crocifissione passando per gli strumenti usati per la flagellazione e la derisione del condannato. Tutti saranno i protagonisti della lunga giornata di lunedi 26, dall’uscita dalla chiesa di Santa Maria, alle 7 del mattino, all'arrivo all'abbazia madre di Tergu, sino alla cerimonia notturna nelle vie del centro storico. Sabato 24 invece, alle 18, nella Cattedrale di Sant'Antonio Abate si terrà l'ultimo appuntamento quaresimale con la predica tenuta da padre Danilo Pischedda dei Capuccini di Sassari e con l'esecuzione, al termine della celebrazione, del Miserere “darredu a l'altariu”, una particolare e commovente versione del Miserere, eseguita dai più esperti cantori della Confraternita.

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