La Nuova Sardegna

Sassari

Morì a San Pietro, direttrice assolta

di Nadia Cossu

Ospite della casa di riposo annegò negli orti, per i giudici non fu omicidio colposo

17 marzo 2018
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SASSARI. «A prescindere dal fatto che quel vascone fosse adeguatamente protetto da rete e parapetto, non si può dire che l’imputata abbia violato alcuna regola cautelare che avrebbe potuto evitare la caduta accidentale del paziente dal momento che tutto lascerebbe supporre che non si sia trattato di una caduta accidentale ma di un suicidio». È uno dei punti chiave della discussione dell’avvocato Giuseppe Conti difensore di Maria Luisa Ganadu, all’epoca dei fatti presidente del consiglio d’amministrazione dell’ex casa di riposo Regina Margherita finita a processo con l’accusa di omicidio colposo e assolta ieri «perché il fatto non costituisce reato».

Era il 30 settembre del 2009 quando Angelo Cosseddu, poliziotto in pensione di 59 anni e ospite della storica struttura, si era svegliato di buon mattino, era uscito dall’edificio, aveva oltrepassato il limite che separava l’area della chiesa dagli orti di San Pietro e aveva raggiunto i vasconi del Quattrocento, colmi di melma e detriti. Secondo il pm quello spazio era pericoloso e la responsabile della casa di riposo non avrebbe dovuto permettere che gli ospiti lo raggiungessero con facilità. La Ganadu era finita a giudizio perché avrebbe dovuto mettere in sicurezza la zona, rimuovere una situazione di pericolo rappresentata da vasche non recintate e da un pozzo non protetto. Di diverso avviso l’avvocato difensore Giuseppe Conti, che ha sempre sostenuto la tesi del suicidio. Tesi supportata da una consulenza di parte che in sostanza ha stabilito che la zona in cui fu trovato il cadavere di Cosseddu era talmente impervia che l’unica ricostruzione possibile era quella secondo cui la vittima raggiunse quel punto con il preciso intento di suicidarsi. Secondo la difesa l’ex agente si sarebbe arrampicato su una sorta di barriera per poi buttarsi giù. Pare che in passato avesse manifestato i segni di una depressione che lo incupiva spesso. L’avvocato Conti ha smontato con argomentazioni fondate l’ipotesi di una caduta accidentale, «inverosimile perché illogica e contraddetta dallo stato dei luoghi e delle circostanze. Stabilita l’ora della morte tra le 6 e le 7 del mattino – ha sottolineato il legale – bisognerebbe spiegare per quale misteriosa ragione Cosseddu, a quell’ora insolita, avrebbe dovuto superare il cancello, percorrere mezzo chilometro per andare chissà dove, raggiungere il vascone, arrampicarsi, con tutte le difficoltà del caso, per poi cadere accidentalmente in acqua». Il giudice Maria Teresa Lupinu, accogliendo questa ricostruzione, ha assolto l’imputata.

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