La Nuova Sardegna

Sassari

Insularità, la soluzione è nei trattati Ue

Gianni Rassu
Insularità, la soluzione è nei trattati Ue

Il percorso più veloce e corretto per mettere l'isola nelle stesse condizioni di competere con le altre regioni europee

27 marzo 2018
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La questione è troppo importante per il futuro della Sardegna per non essere trattata nel modo corretto ai fini del raggiungimento del risultato, ossia il riconoscimento da parte dell'Unione Europea della "condizione di svantaggio strutturale permanente", e la rimozione, in base all'Art. 174 del Trattato di Funzionamento della stessa UE, degli "ostacoli allo sviluppo dell'isola che impediscono di conseguire la coesione sociale e territoriale" (mercato limitato, concorrenza imperfetta, maggiori costi: trasporti, logistica, assicurazioni, merci, ecc.).

Dunque, il soggetto da chiamare in causa per ottenere le condizioni previste dal riconoscimento del "principio di insularità" è l'Unione Europea, la cui decisione interviene a seguito di una modifica dei Trattati promossa dallo Stato Italiano, indipendentemente dal fatto che detto principio sia inscritto nella Costituzione italiana. Questo è il punto. Questo è il percorso più veloce e corretto per mettere l'isola nelle stesse condizioni di competere con le altre regioni europee. In linea con questo percorso sono intervenute due importanti decisioni: la prima è contenuta nella legge di stabilità per il 2017 della Regione Sardegna che si impegna a predisporre "un documento esplicativo per la definizione delle modifiche ed integrazioni al Trattato di Adesione dell'Italia all'Unione Europea, da proporre allo Stato Italiano"; la seconda e più importante decisione è quella contenuta nella legge nazionale di bilancio per il 2018 che, all'Art.1 c. 837, in premessa riconosce che "la condizione di insularità della Sardegna ne penalizza lo sviluppo economico e sociale" e istituisce, con riferimento alla predetta legge regionale, "un comitato paritetico Stato-Regione per definire l'istruttoria per l'attuazione della procedura in sede europea del riconoscimento della predetta condizione finalizzata alla definizione dei sistemi di aiuto già previsti per le regioni ultra periferiche di altri Stati membri dell'Unione Europea". Aggiungo che detto riconoscimento è ampiamente giustificato dal fatto che proprio lo stesso è già stato accordato ad altre regioni ultra periferiche di altri Stati membri della UE, e che il diritto comunitario fa saldo il principio in base al quale situazioni analoghe non possono essere trattate in modo diverso, e viceversa.

Appare chiaro che la modifica dei Trattati per il riconoscimento del "principio di insularità" per la Sardegna prescinde dal fatto che esso sia contenuto nella Costituzione italiana. Orbene, dopo che l'ufficio regionale per il referendum ha bocciato l'istanza referendaria, lo stesso comitato propone una raccolta di firme, adesso sul territorio nazionale, coinvolgendo la Sicilia e le isole minori italiane, per promuovere una proposta di legge per l'inserimento in Costituzione del "principio di insularità". Un'idea sbagliata, ci ripensino, perché mette tutte le isole italiane, Capri inclusa, sullo stesso piano della Sardegna (unica a rispondere al criterio di isola ultra periferica) e che, al di là degli ostacoli giuridici e politici, verosimilmente insuperabili, allontana e rischia di compromettere la soluzione che invece è lì, contenuta nei Trattati dell'Unione Europea.

La strada è quella e il percorso corretto prevede che ci sia la volontà politica del Governo Italiano, che è il proponente e parte del decisore in sede di Consiglio d'Europa. A noi sardi, compresi i nuovi parlamentari e coloro che hanno responsabilità politiche, spetta il compito di sostenere questo percorso, facendo del riconoscimento del "principio di insularità" da parte della UE un momento storico unificante di tutto il popolo sardo. La Sardegna ha questa di occasione per essere messa nelle stesse condizioni di partenza delle altre regioni d'Europa, e per azzerare le diseconomie dovute alla sua condizione di insularità. Con benefici permanenti, indispensabili per il progresso economico e sociale della popolazione. Non possiamo permetterci di sbagliare.

Gianni Rassu è l'ex sindaco di Siligo

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