La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto di Alà dei Sardi, il padre dell’omicida sarà sentito dal gup

di Nadia Cossu
Delitto di Alà dei Sardi, il padre dell’omicida sarà sentito dal gup

Il reo confesso Baltolu sarà processato con rito abbreviato. In aula saranno ricostruiti i rapporti tra vittima e assassino 

05 aprile 2018
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ALÀ DEI SARDI. Ricostruire i rapporti tra la famiglia della vittima e quella dell’imputato diventa un tema chiave nel processo che si sta celebrando davanti al gup del tribunale di Sassari Carmela Rita Serra per l’omicidio di Pietro Nieddu, l’allevatore di 47 anni ucciso ad Alà dei Sardi con un colpo di pistola dal compaesano di 27 anni Antonio Baltolu (che si era consegnato poco dopo ai carabinieri del paese).

Ieri mattina gli avvocati Lorenzo Galisai e Sergio Milia – che difendono Baltolu – hanno formalizzato davanti al giudice la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del padre dell’imputato. A controprova il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto di sentire il comandante dei carabinieri della stazione di Alà dei Sardi, Maurizio Auteri. L’obiettivo è quello di capire che tipo di rapporto intercorresse tra Nieddu e Baltolu – e tra le rispettive famiglie – prima del delitto (nell’ultima udienza i fratelli e il padre della vittima si sono costituiti parte civile con l’avvocato Sebastiano Chironi). E per farlo sono stati citati da una parte i parenti dell’assassino attualmente rinchiuso nel carcere di Bancali, dall’altra il maresciallo di Alà che durante gli anni al comando della stazione ha avuto modo di conoscere le “dinamiche” del paese dal punto di vista dei rapporti tra abitanti. Era stato un colpo di pistola al volto – al culmine di un furibondo litigio – a uccidere il 9 aprile dell’anno scorso ad Alà dei Sardi l’allevatore Pietro Nieddu.

L’omicida – pastore anche lui – si era consegnato poche ore dopo il delitto ammettendo la propria responsabilità. Il pubblico ministero Cristina Carunchio aveva escluso la premeditazione a carico dell’imputato mentre era rimasta in piedi l’aggravante dei futili motivi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Pietro Nieddu venne ucciso subito dopo un litigio scaturito da una partita a “braccio di ferro”. Tutto era successo intorno alle tre del mattino di fronte al bar del paese, in piazza del Popolo. Il locale a quell’ora stava per chiudere e tra i due compaesani era cominciata una animata discussione che era poi degenerata in una tragedia senza che nessuna delle persone presenti nelle vicinanze avesse il tempo di intervenire.
 

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