La Nuova Sardegna

Sassari

Consorzio provinciale: è guerra aperta

di Giovanni Bua
Consorzio provinciale: è guerra aperta

La Provincia ritira i delegati nel Cda, la capigruppo a Palazzo Ducale vota per l’urgenza della mozione anti-Taula

08 aprile 2018
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SASSARI. È guerra aperta nel Pd sul futuro del consorzio industriale provinciale. Un terremoto che non solo non accenna a placarsi ma potrebbe con le sue scosse far cadere anche la maggioranza che governa Palazzo Ducale.

Due le cause dell’ulteriore escalation. La prima un documento di fuoco del commissario della Provincia Guido Sechi, inviato lo scorso 29 marzo al presidente Francesco Pigliaru e agli assessori regionali dell’Industria e degli Enti Locali. Nel quale annuncia le dimissioni dei due rappresentanti della Provincia dal Cda del Consorzio, e chiede l’intervento della Regione contro «le decisioni precostituite e unilaterali che mettono a rischio la governabilità del Consorzio».

La seconda è la mozione che il gruppo Pd ha depositato in consiglio comunale a Sassari che chiede al sindaco di silurare il presidente Cip, Pasquale Taula e annullare in autotutela il licenziamento del direttore generale Luigi Pulina e la conseguente nomina del suo successore Salvatore Demontis. Una bomba che in questi giorni si è tentato di sminare, ma che è deflagrata nella capigruppo di venerdì, nella quale, su richiesta dello stesso Pd, è stata votato (con l’unica esclusione del rappresentante di Città Futura) il carattere di urgenza del documento, che quindi arriverà in aula nella prossima seduta di giovedì 12. Due segnali chiari del fatto che le correnti Dem ostili a Taula (e a chi in quel posto lo ha indicato) non hanno intenzione di fermarsi, costi quel che costi.

A essere contestata al presidente la gestione del conto economico del Consorzio, che, sostengono nella mozione, «evidenzia tre anni di perdite destinate a crescere in maniera esponenziale in assenza di azioni correttive». Ma soprattutto il metodo e il merito della nomina a direttore generale dell’ente, all’ex consigliere regionale ed ex assessore comunale Pd, Salvatore Demontis, con il licenziamento del suo predecessore, Luigi Pulina. E ancora, come sottolinea questa volta Sechi nel documento inviato in Regione: «La notifica da parte del Mise del procedimento di revoca, per mancato avvio a realizzazione, dei finanziamenti per l’hub energetico di Porto Torres». Abbastanza per convincere «i rappresentanti della Provincia nel Cda a rimettere la nomina e la delega, rilevando ragioni di mancata collegialità e trasparenza nella conduzione del Consorzio». E chiedere l’intervento della Regione.

Quello del sindaco chiedono invece i consiglieri Pd, che lo invitano a «revocare la delega all’attuale presidente, e revocare in autotutela il licenziamento del vecchio dg e la nomina del nuovo dirigente». Mozione scivolosissima. Il sindaco infatti, nonostante qualche apertura in giunta sulla possibilità di guardare bene dentro i conti del Consorzio, non ha nessuna intenzione di rimuovere Taula dall’incarico e men che mai di annullare i suoi atti. Cosa che però potrebbe essere impegnato a fare se la mozione venisse approvata in aula. Possibilità questa che rasenta la certezza, visto il colpo di mano in capigruppo di venerdì.

Il gruppo Pd infatti ha dimostrato di avere tutte le intenzioni di andare avanti per la sua strada. E, a dargli man forte, troverà anche le opposizioni schierate, che hanno dato il via libera alla discussione di urgenza. Con il M5S che ha anche approfittato per accodare alla mozione una sua interrogazione più o meno dagli stessi toni. «Ancora una volta da una parte il sindaco che afferma la bontà dei bilanci del Consorzio – sottolinea sornione Maurilio Murru del M5S – e dall’altra la cosiddetta “corrente del Pd entrata evidentemente in sofferenza” che invece evidenzia ripetute perdite di bilancio dovute alla cattiva gestione. Dei due contendenti uno ha sicuramente torto. Ecco allora che il Pd presenta una mozione non condivisa con il proprio sindaco aprendo l’ennesimo braccio di ferro all’interno di un partito che dimostra di non avere assolutamente colto il significato del recente voto e che prosegue il suo percorso verso la totale sparizione. In un certo senso proseguono nel fare quello che sanno fare meglio, litigare».

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