La Nuova Sardegna

Sassari

Bigella a Sassari: "Ho ucciso Marco Erittu a mani nude, il suo ricordo mi tormenta"

Nadia Cossu
L'aula del processo Erittu (foto Mauro Chessa)
L'aula del processo Erittu (foto Mauro Chessa)

Il processo in appello per l'omicidio del detenuto di San Sebastiano che in un primo tempo fu archiviato come suicidio

14 aprile 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «La sua faccia, quell'espressione che aveva, mi assilla ogni notte, nessuno può capire. L'ho ucciso a mani nude. Sparare è un conto, ammazzare a mani nude è un altro, ti resta addosso...Non riuscivo più a convivere con il senso di colpa».

Sono parole che spiazzano quelle che Giuseppe Bigella pronuncia davanti ai giudici della corte d'assise d'appello di Sassari. Fu lui, nel 2011, da una cella del carcere di Voghera, a raccontare agli inquirenti di aver ucciso, nel 2007, il detenuto Marco Erittu su ordine di Pino Vandi. E di averlo fatto con la collaborazione di un altro detenuto, Nicolino Pinna, e grazie alla complicità dell'agente di polizia penitenziaria Mario Sanna.

Fu con la sua testimonianza che si riaprì un caso che 4 anni prima era stato archiviato come suicidio. Ma poi arrivò Bigella, un detenuto già condannato a 30 anni per aver ucciso a coltellate la gioielliera Fernanda Zirulia durante una rapina nel suo negozio di Porto Torres, il 2 luglio 2005. Bigella, con le sue dichiarazioni, fece riaprire il caso sulla morte di Marco Erittu. Tutti e cinque gli imputati in primo grado sono stati assolti, tra le altre cose i giudici avevano considerato il pentito assolutamente inattendibile. Ora però, nel processo d'appello, finora ricco di colpi di scena, il sostituto procuratore generale Gian Carlo Moi ha chiesto e ottenuto dalla corte d'assise d'appello che Bigella venisse risentito.

Il servizio completo sul giornale in edicola e nella versione digitale

In Primo Piano
La nota

Sanità, l’assessore richiama le Asl: «Tutte le nomine sono bloccate»

Le nostre iniziative