La Nuova Sardegna

Sassari

Cuscusedda e i giovani faranno grande Mores

di Barbara Mastino
Cuscusedda e i giovani faranno grande Mores

Le ricette “anti spopolamento”: cultura vitivinicola e tradizioni agropastorali

15 aprile 2018
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MORES. È la riscoperta delle tradizioni – da quelle agropastorali a quelle culturali, dall’agroalimentare alla vinificazione – la ricetta che sta permettendo a Mores di resistere alle tempeste dello spopolamento e della crisi. La capitale logudorese della longevità punta soprattutto sui suoi giovani, motore di una comunità dove negli ultimi anni stanno riprendendo vigore l’associazionismo, le attività culturali e dove sta resistendo anche l’economia, pur nei limiti della crisi generale.

Lo dice con orgoglio il sindaco Peppino Ibba, eletto nel 2016 con una lista politicamente trasversale, che sottolinea i tanti punti forti di un paese che grazie ai giovani sta tenendo in vita la sua tradizione. E lo sta facendo in primo luogo con la prosecuzione delle attività agropastorali, ma anche con la riscoperta della cultura vitivinicola, che ha come fiore all’occhiello il vitigno autoctono Cuscusedda, un pregevole bianco, ma che annovera anche eccellenti produzioni dei rossi tipici sardi.

Tradizione che si rispecchia anche nelle produzioni casearie e in quelle dolciarie, altro punto di forza di Mores, con laboratori che producono e mettono in commercio ottimi papassini, biscotti, tiricche e sospiri. Certo alcuni ragazzi scelgono ancora la strada dell’emigrazione, alla ricerca di prospettive migliori, ma la tendenza generale dello spopolamento a Mores si sente meno che altrove. Questo anche perché il paese, grazie alla sua posizione strategica nel territorio, è stato uno dei pochi comuni della zona a riuscire a mantenere aperti i suoi servizi: qui sono attivi gli sportelli della banca e delle poste con apertura quotidiana, cinque ambulatori medici più uno pediatrico, l’ufficio veterinario, un asilo nido (privato) e le scuole elementari e medie frequentate anche da ragazzi di Ardara e Ittireddu. Tanti sono i diplomati e i laureati (ai quali il Comune assegna dei riconoscimenti in denaro in base al merito), segnale di una vitalità culturale che viene coltivata sin dai primi anni di scuola: una scuola sulla quale si punta molto, tanto che il Comune di Mores è riuscito a farsi assegnare dal bando regionale Iscol@ ben 1 milione e 600mila euro che saranno utilizzati per finanziare diversi progetti, dalle manutenzioni all’adeguamento tecnologico, dalla ristrutturazione delle aree sportive ai progetti di formazione.

La cultura e la storia di Mores vengono da lontano e sono visibili nel pregevole patrimonio archeologico che ha come simboli lo storico campanile della chiesa parrocchiale di Santa Caterina, progettato nel 1871 dalla scuola dell’artista Alessandro Antonelli, il più alto della Sardegna e uno dei più significativi monumenti neoclassici, il dolmen Sa Coveccada, tra breve oggetto di un intervento di consolidamento che lo salverà dalle intemperie, le zone di Todorache e di Lachesos, primo insediamento del paese dove presto saranno effettuati degli scavi archeologici per studiarne i retaggi medievali, l’area delle domus de janas dove occorrerebbe ripristinare i percorsi turistici realizzati più di venti anni fa ma bisognosi di manutenzioni, lo storico convento dei Cappuccini, cuore pulsante della religiosità locale ma anche tappa del percorso francescano sardo. Non manca, quindi, un retroterra culturale motivo di orgoglio e promettente dal punto di vista turistico. C’è sicuramente una importante vitalità culturale, che si vede anche dalla presenza di biblioteca e ludoteca e di due centri culturali, il Gian Franco Sanna e il centro di via Mercato, dove sarà creato a breve un polo culturale che ospiterà anche un cineforum, ma anche dall’attivismo delle associazioni, come la Pro loco, i comitati religiosi, il gruppo folk Santa Caterina e il Coro Lachesos, che proprio ieri ha festeggiato i suoi 40 anni di attività presentando il cd “E sun baranta”. L’associazionismo annovera anche altre realtà in vari settori, a cominciare dallo sport che tre anni fa ha salutato la rinascita della locale squadra di calcio, che milita in seconda categoria e gioca nel campo sportivo Sandro Falzoi, struttura che si aggiunge alla palestra della scuola, che sarà a breve ristrutturata grazie ai fondi Iscol@ e al palazzetto dello sport, in una realtà che ha come punto forte l’autodromo. Un’opera, questa, che merita una menzione speciale: di proprietà del pilota Omar Magliona, ospita gare motociclistiche regionali ma si appresta a fare un salto di qualità grazie a un progetto di ampliamento che porterà la pista dagli attuali 1650 metri a 3100.

Non si deve dimenticare il volontariato, che annovera già una sede dei donatori di sangue Fidas (affiliata a Ozieri, che promuove raccolte di sangue) e che proprio quest’anno sta vedendo nascere il gruppo di protezione civile, che si presenterà a breve: intanto venerdì mattina alcuni dei suoi 42 iscritti hanno terminato il corso per l’antincendio in vista della prossima campagna estiva.

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