La Nuova Sardegna

Sassari

Musica a palla, al centro di Sassari non si dorme

Luigi Soriga
Musica a palla, al centro di Sassari non si dorme

Cento firme contro un circolo privato e 15 esposti. I controlli affidati alla polizia locale ma c’è un solo tecnico abilitato 

16 aprile 2018
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SASSARI. Tra locali notturni e residenti la convivenza funziona così: i primi spandono decibel, i secondi fanno cantare gli esposti. «In questo momento ne stiamo gestendo una quindicina – dice il comandante della polizia locale Gianni Serra – alcuni sono su incarico della Procura, altri su denunce depositate al comando, e infine su segnalazioni telefoniche del fine settimana. La situazione più critica è al centro storico».

C’è un esposto che conta cento firme, la maggior parte dei quali residenti che gravitano nell’area tra via Università, via Turritana e Largo Pazzola. Il dito, e anche il microfono, sono puntati contro il locale Le Iene (ex Tumbao). Proprio ieri, su Facebook, gira un file audio registrato da un’abitazione che dista un centinaio di metri. Sono le 5,25 del mattino e la sensazione è quella di avere un centinaio di persone che ti parlano a dieci centimetri dalle orecchie. Il tutto a mollo nella melodia dei Negramaro, mentre tutto scorre, comprese le ore insonni.

Dice un’inquilina: «Mi chiedo come venga consentito a un circolo di fare musica sino alle 5 del mattino. In Largo Pazzola il fine settimana è un via vai di gente sino all’alba. Non è solo un problema di volume della musica, è anche il chiacchiericcio che non ti fa dormire. Qui al centro storico le viuzze sono strette, qualunque rumore rimbomba, non è esattamente il luogo adatto per i concerti sino a notte fonda. Chi ha preso in affitto la casa fugge. Chi ha avuto la sfortuna di acquistarla rischia l’esaurimento. C’è addirittura un B&B che ha rinunciato a lavorare il fine settimana, perché non può far pagare ai clienti una notte in bianco».

E in effetti, attorno a questi epicentri della movida, si crea una diaspora progressiva, certificata da cartelli Affittasi e Vendesi che attecchiscono sui portoni. «Quelli che sostengono che il problema del centro storico sono gli extracomunitari fanno sorridere. È gente che evidentemente non abita da queste parti. Il deserto attorno lo creano i circoli e i locali notturni chiassosi. Sono loro che fanno scappare i residenti».

In questo scenario l’amministrazione comunale si trova tra l’incudine e il martello, cioè a dover gestire la complicata coabitazione fra lo svago notturno e la quiete domestica. «La soluzione di ghettizzare il divertimento fuori dalle mura di Sassari, con locali concentrati in zone non residenziali, sarebbe certamente sbagliata – dice il sindaco Nicola Sanna – in tutte le città avviene l’esatto opposto. Però laddove l’intrattenimento si trasforma in un problema di disturbo della quiete pubblica, interveniamo con decisione».

C’è l’ordinanza numero 15 del 9 febbraio che parla chiaro: i circoli privati e i pubblici esercizi devono cessare la musica entro mezzanotte il venerdì, ed entro le 2 del mattino il sabato. «I locali come Le Iene – continua Nicola Sanna – non sono discoteche e devono attenersi a queste regole». Ma l’ordinanza verrà ulteriormente rivista, con sanzioni ancora più severe, che prevederanno anche la sospensione dell’attività per 15 giorni, e in caso di reiterate violazioni, addirittura la revoca della licenza. «Siamo intervenuti da poco in Piazza Tola – dice il sindaco – dove tre attività sono state chiuse. E continueremo a tenere sotto controllo la situazione».

Quindi i seguaci di Morfeo non sono abbandonati al proprio destino. Il santo protettore dei pantofolai indossa una divisa e in mano stringe un fonometro. Ogni sabato lo invocano in tanti, e lui dovrebbe materializzarsi e difendere il sacrosanto diritto al sonno. Il problema è che a Sassari il vigile urbano iscritto all’albo regionale e abilitato agli accertamenti sonori, è uno solo, e purtroppo non ha il dono dell’ubiquità.

«È difficile intervenire ad ogni protesta che riceviamo – dice Gianni Serra – avendo un solo operatore la sua attività va programmata. Il solo modo oggettivo per certificare il disturbo, è rilevare col fonometro il valore limite di immissione della sorgente acustica, che non deve superare i 3 decibel. Funziona così: la differenza tra la musica e il vociare di un locale, e il rumore ambientale complessivo di una via, non deve superare 3 decibel. Queste misurazioni vanno effettuate all’interno delle abitazioni circostanti. Ecco perché i blitz necessitano di programmazione».

E il fonometro è l’unico arbitro autorevole tra il rispetto delle regole e il livello di tolleranza di un quartiere.

Perché, a difesa dei gestori c’è da sottolineare che in certe situazioni è difficile distinguere l'effettivo disturbo dall'intransigenza delle persone. Inscatolare il suono costa un sacco di soldi. Ma talvolta non bastano pareti ovattate per difendersi dalle orecchie di un inquilino in costante guerra col mondo.

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