La Nuova Sardegna

Sassari

Camion contro il palazzo a Sassari, il testimone: «Cercavano la rissa, avevano i coltelli»

di Luigi Soriga
Camion contro il palazzo a Sassari, il testimone: «Cercavano la rissa, avevano i coltelli»

Il racconto di una delle tante persone che hanno assistito all'episodio che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche

19 aprile 2018
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SASSARI. Viale Trento, ore 19. Gli operai del cantiere Fibra stavano ritirando gli attrezzi. La loro giornata di lavoro si era appena conclusa. «Sono arrivati due tipi – racconta un operaio – e hanno cominciato a buttare per terra i birilli e i cartelli stradali. Spostavano le transenne, avevano tutta l’intenzione di rompere le scatole». I due, padre e figlio, a quanto pare abitano a qualche centinaio di metri di distanza, nei caseggiati della Colonia Campestre. «Sono facce conosciute – dice una commerciante della zona – ogni tanto li vedo bazzicare da queste parti, stanno davanti al market, all’incrocio con via Savoia. Quella piazzola bisognerebbe controllarla meglio, ogni giorno è piena di sbandati». Gavino Simola e il figlio Luca quel giorno sembrano piuttosto alterati. Devono aver bevuto, sono due mine vaganti. Tra il bar e la Farmacia è parcheggiato il camioncino dell’impresa che effettua la posa dei cavi. I due si avvicinano. Un operaio sta mettendo a posto le attrezzature.

«Anche io ero vicino al mezzo – racconta un altro operaio – e ho visto la scena. Quando ci siamo resi conto che quei due stavano rovesciando i cartelli, gli abbiamo detto di smetterla. Ma loro si sono avvicinati al camioncino. Allora il mio collega ha avuto paura che volessero anche rubare gli arnesi. Così gli ha detto, in maniera decisa, di allontanarsi e di smetterla di dare calci ai birilli». Padre e figlio, per niente intimoriti, prima lo insultano e infino uno di loro estrae un coltello. L’operaio salta sul cassone, afferra la scala e la brandisce contro gli aggressori. La situazione prende una brutta piega. «Noi siamo rimasti di sasso, gli urlavamo di andarsene, ma i due erano armati e quindi in quel momento abbiamo avuto timore di affrontarli». Nella via il trambusto è tanto, e dalla farmacia, dal bar e dal market si affacciano diversi clienti. Si fermano ad assistere alla scena anche alcuni passanti. Poi la svolta inaspettata: «Uno di loro ha detto: ah, è così, adesso te lo faccio vedere io. Ha fatto il giro e ha aperto la portiera del camioncino. Dopodiché si è sporto dentro l’abitacolo e ha disinserito il freno a mano e la marcia. Abbiamo visto il mezzo scendere e il nostro collega lì dentro che non sapeva cosa fare, se rimanere aggrappato o saltare giù». E forse è stata una fortuna che sia rimasto a bordo, perché il rischio di finire schiacciato dal furgoncino era altissimo. «Abbiamo visto il camion girare leggermente e puntare verso il palazzo di fronte». Prima è salito su un’aiuola spartitraffico, piegando il palo di un cartello stradale. Il sobbalzo e il contraccolpo devono aver fatto perdere l’equilibrio dell’operaio rimasto a bordo. Qualche secondo dopo lo schianto sull’edificio, proprio in corrispondenza del portone di ingresso. L’urto è forte, perché il mezzo ha percorso in folle una quarantina di metri e la pendenza di viale Trento è notevole. La gente urla, qualcuno pensa addirittura all’attentato di un camion bomba. Gli operai invece corrono a soccorrere il collega. Lui è disteso nel cassone, dolorante, perché gli attrezzi gli sono rimbalzati addosso.
 

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