La Nuova Sardegna

Sassari

Un calvario rinnovare le patenti speciali

di Paoletta Farina
Un calvario rinnovare le patenti speciali

Nell’ufficio Assl di via Rizzeddu ressa dalle prime ore del mattino solo per ritirare un modulo. Un flop le richieste online 

20 aprile 2018
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SASSARI. Attenti ad alzare la voce e offendere medici e personale, perché potreste incorrere in qualche reato. Gli ostili cartelli disseminati ovunque sulle pareti, ad avvertire l’utenza del rischio di una denuncia per interruzione di pubblico servizio o di oltraggio a pubblico ufficiale, rendono bene l’idea del clima di tensione che si respira nell’ufficio patenti speciali dell’Assl di via Rizzeddu. È un girone infernale in cui quotidianamente si dibattono cittadini spesso malati e esasperati per le attese interminabili, e impiegati che, costretti a svolgere in due una mole enorme di lavoro, diventano bersagli incolpevoli delle proteste e del nervosismo generale.

Non è cambiato niente, a un anno di distanza dall’avvio della procedura on line per le pratiche che l’azienda sanitaria aveva introdotto per cercare di smaltire le file. È stato un flop. E a pagare sono soprattutto i più deboli, che hanno grossi problemi di salute e disabilità. Il caos continua, tragicamente uguale, dal lunedì al venerdì. A causa della chiusura dell’ufficio di Olbia che poi è il principale motivo delle resse giornaliere, al servizio si rivolgono persone provenienti da tutto il Nord Sardegna che devono fare due tipi di operazioni: ritirare un modulo da compilare e poter prenotare la visita per il rinnovo e rilascio delle patenti ”limitate” e speciali e per le revisioni disposte da prefettura e Motorizzazione civile.

Già dalle prime ore del mattino di martedì e giovedì, giorni di ritiro del modulo, davanti alla palazzina è una calca, tutti in fila per non rischiare di avere fatto un viaggio a vuoto. Sì, un viaggio perché c’è anche chi arriva dalla Maddalena, dal Goceano, dal Logudoro e non è una passeggiata. Quindi assicurarsi una postazione in pole position con largo anticipo è un obbligo. Perché l’ingresso è a numero chiuso, non più di quaranta possono accedere, e se non ci si è svegliati all’alba, allora può capitare di dover ripetere la trafila, per settimane e settimane se si è sorpassati da chi è stato più rapido di noi ad alzarsi dal letto o a infilarsi con un balzo nell’ufficio. Dove, soltanto alle 8 viene aperta la porta d’ingresso e la fiumana di persone che premono all’esterno può entrare nell’angusto corridoio e poi, sgomitando, arrivare all’eliminacode che dispensa i numeri della speranza.

«Io ero qui alle 8,15 ed erano rimasti solo tre biglietti numerati – afferma infastidita una sessantenne –. Avessi tardato qualche minuto sarei dovuta andar via». «Questa è la seconda volta che vengo qui – racconta un’altra signora –. Ieri, non sapendo che era la giornata dedicata alle visite, sono dovuta tornare indietro. Io abito a Ploaghe, e francamente non è stato piacevole, senza contare che oggi sono qui dalle sette del mattino».

Si potrebbe obiettare che gli utenti devono informarsi. Il problema è che, ed è un coro, fare una telefonata è tempo perso: nessuno risponde all’altro capo della linea. È vero che l’Assl, per evitare gli ingorghi allo sportello, ha messo sul suo sito il modulo necessario, ma vallo a spiegare a chi il computer non ce l’ha.

«Ci sentiamo presi in giro da questa organizzazione del servizio – si infervora un uomo di Banari –. Qui è una situazione continua di collasso e non viene prestata la minima attenzione alle nostre esigenze. Si vede già dall’accesso all’ufficio con quattro gradini dal piano sconnesso, alla faccia dell’abbattimento delle barriere architettoniche di cui un’azienda sanitaria per prima dovrebbe farsi carico, per continuare con gli spazi ristretti dei locali in cui ci si sente soffocare». «Veniamo colpiti nella nostra dignità – incalza un’ utente –. Non si può stare tutta una mattinata buttati in attesa di potersene finalmente andare via». Tutti i commenti sono amari: «Questo è il frutto di una razionalizzazione dei servizi sanitari molto discutibile, ma a noi che paghiamo tasse e ticket prove di “tenuta fisica” del genere dovrebbero evitarcele».

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