La Nuova Sardegna

Sassari

«A Fiume Santo nessun inquinamento»

di Nadia Cossu
«A Fiume Santo nessun inquinamento»

Il gup assolve dall’accusa di disastro ambientale l’ex direttore della centrale. Non luogo a procedere per altri 4 imputati

21 aprile 2018
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SASSARI. «Certo che sono soddisfatto per questa sentenza ma guardate dove sono finito. Io costretto ad andar via dalla Sardegna e mia moglie a chiudere lo studio di Alghero. I miei figli hanno lasciato le scuole che frequentavano...».

Marco Bertolino, ex direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo, è stato assolto ieri mattina «perché il fatto non costituisce reato» dall’accusa di concorso in disastro ambientale doloso nell’ambito del procedimento penale sull’inquinamento a Fiume Santo. Lui aveva chiesto e ottenuto di essere processato con rito abbreviato e nella penultima udienza la Procura (avevano discusso i pm Paolo Piras e Enrica Angioni) aveva chiesto nei suoi confronti una condanna a due anni. Stesso reato era stato contestato a Salvatore Signoriello, allora amministratore delegato di E.on. La sua posizione era però ancora in fase di udienza preliminare (non avendo lui scelto l’abbreviato): ieri il gup doveva cioè decidere se rinviarlo o meno a giudizio. E sia per Signoriello che per altri tre imputati solo di concorso in falsità ideologica – ossia Paolo Venerucci, direttore generale delle risorse umane, Livio Russo vice di Bertolino e Alessandro Muscas, amministratore della società incaricata di procedere all’analisi dei campioni di terreno – il gup ha pronunciato la sentenza di non luogo a procedere. I tre imputati – ai quali non era stato contestato il disastro ambientale – dovevano rispondere di presunte falsità commesse nel redigere il “piano di caratterizzazione delle aree oggetto degli interventi di demolizione dei Gruppi 1 e 2”. Ma il gup Carmela Rita Serra li ha prosciolti perché «il fatto non sussiste».

Secondo la Procura i dirigenti non segnalarono alle autorità competenti che nei terreni sotto i serbatoi di alimentazione dei due gruppi della centrale c’erano continui sversamenti di olio combustibile in aree di interesse pubblico. «Hanno proseguito nell’attività produttiva – aveva spiegato all’epoca il procuratore Saieva – senza porre in essere alcuna attività preventiva o riparatoria». Un serbatoio da 50mila litri si sarebbe staccato dal fondo «scollato dalle sue pareti, e mai sono stati effettuati i controlli». Su questo si era basata l’inchiesta che nel 2015 portò anche agli arresti di Bertolino e del suo vice Livio Russo. Solo misure interdittive erano state invece disposte per gli altri imputati.

Insieme al suo avvocato Giuseppe Conti, fuori dal palazzo di giustizia di via Roma, Bertolino – che oggi dirige un’altra centrale a Mantova – lo dice a gran voce: «Questo verdetto è la dimostrazione che dentro la centrale si lavorava seriamente e spero davvero sia l’occasione giusta per tranquillizzare tutti sul fatto che nessun inquinamento c’è mai stato a Fiume Santo». Gli preme poi sottolineare un aspetto: «Non volevano fidarsi dei dirigenti? Va bene. Ma vogliamo parlare del rispetto verso tutti i sardi che lavorano in centrale? Avrebbero mai permesso che qualcuno sporcasse il loro territorio? Avrebbero per caso assecondato un’attività impropria? Nel campo ambientale non esiste che chi lavora lì dentro (nella centrale ndc) consenta a chicchessia di fare schifezze. Bisogna dire grazie alle 400, 500 persone (tra dipendenti degli stabilimenti e ditte esterne) che ogni giorno controllano che tutto vada per il meglio». E non dimentica, Bertolino, le frasi riportate nero su bianco nell’ordinanza del giudice che decise per il suo arresto: «Lì sotto c’è l’inferno, avevano scritto. E poi ci lamentiamo perché la gente per anni ha scelto di non andare in vacanza nel Nord Sardegna». Bertolino ieri è stato assolto anche dai reati accessori.

Paolo Venerucci, presidente di E.on Produzione, ha parlato di «accuratezza» riferendosi alle modalità «con cui si è svolta l’udienza preliminare. Questo ci ha consentito di dimostrare che i comportamenti oggetto dell’indagine non erano stati adeguatamente considerati. L’attenzione alla tutela ambientale e ai rapporti con il territorio sono stati costantemente curati da E.on e siamo soddisfatti che gli esiti del procedimento concorrano a dimostrarlo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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