La Nuova Sardegna

Sassari

Maria Carta, fondazione per gli emigrati

Maria Carta, fondazione per gli emigrati

Nata per valorizzare la cultura isolana, da un anno combatte lo spopolamento

22 aprile 2018
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SILIGO. Ormai, a Siligo, è un’istituzione. La Fondazione Maria Carta, nata nel 2002 per volontà della famiglia dell’artista scomparsa, punta alla valorizzazione del patrimonio culturale dell’isola ma non disdegna “incursioni” in altre realtà delle cosiddette nazioni senza stato. La Fondazione, oltre alla famiglia di Maria Carta, è costituita dal Comune di Siligo, la Regione, le università di Sassari e Cagliari, e recentemente anche dal Comune di Sassari. Una fondazione che va di pari passo con il museo che però non è solo un contenitore che ricorda Maria Carta, ma è un prezioso scrigno che conserva riferimenti a gran parte del patrimonio musicale e non solo della Sardegna. Una Fondazione che, però, non guarda solo all’isola. Anzi, quasi a voler seguire un ideale sentiero tracciato da Maria Carta, la Fondazione “coccola” quei sardi costretti ad abbandonare l’isola e che hanno costituito i circoli di emigrati. La Fondazione Maria Carta è infatti, spesso in visita in quei paesi dove è forte la presenza di emigrati sardi e dallo scorso anno sta combattendo una battaglia - soprattutto culturale - contro lo spopolamento. Un anno fa, a Monteleone Ricca Doria, uno dei comuni più piccoli della Sardegna, ha infatti preso il via la campagna “Freemmos”, un girovagare fra i paesi della Sardegna dove il fenomeno dello spopolamento rischia di portare alla morte di quei piccoli centri urbani. E dopo aver fatto tappa in diverse micro realtà, senza scordare la tappa sassarese o quella più recente di Alghero, la Fondazione si ritrova da dive era partita, a Monteleone Rocca Doria. E anche la data non è casuale, il 28 aprile, in occasione di Sa Die de sa Sardigna. «Sarà l’occasione per fare il punto di Freemmos – dice il presidente della Fondazione, Leonardo Marras –. Chiarisco subito che non saremo noi a risolvere il problema, e neppure i numerosi ospiti. Però vogliamo sensibilizzare tutti su un problema che riguarda il futuro delle nostre comunità».

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