La Nuova Sardegna

Sassari

Studenti bulli con i prof allarme anche nell’isola

di Silvia Sanna
Studenti bulli con i prof allarme anche nell’isola

Insulti e persino schiaffi ai docenti nel Cagliaritano. Le famiglie sotto accusa 

25 aprile 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Offese, parolacce, il tu che senza autorizzazione prende il posto del consueto lei, il tono di voce che sale di cinque tacche e poi, a volte, le botte. L’ultimo episodio in un istituto professionale del Cagliaritano, ma non è l’unico caso. Un docente che invita uno studente a spegnere il telefono e come risposta riceve uno schiaffo: è il caso simbolo di una situazione, anche nell’isola, potenzialmente esplosiva. Dove la maggior parte degli episodi restano sconosciuti: gli insegnanti subiscono in silenzio, preferiscono lasciar perdere e non sollevare un polverone, in parte per naturale riservatezza e in parte perché hanno paura di essere lasciati soli.

«Chi decide di stare zitto sbaglia sempre: non è giusto fare finta di niente, nel proprio interesse e nei confronti dell’alunno che deve essere chiamato a riflettere sul proprio errore. Se non capirà di avere sbagliato lo farà ancora». Anna Maria Maullu, dirigente scolastico del Liceo Brotzu di Quartu e presidente dell’Anp - Associazione nazionale presidi – per la Sardegna – conferma che anche nelle scuole isolane dietro i banchi ci sono tanti bulli. Per renderli innocui, la prima regola è metterli all’angolo.

Alunni e famiglie. I ragazzi maleducati ci sono da sempre, a essere cambiate sono invece le famiglie. «Ai miei tempi – racconta Anna Maria Maullu – il giudizio di un professore non si metteva in discussione. Un comportamento sbagliato era sbagliato, punto. Il voto negativo o la nota erano insindacabili. Ora i primi avversari dei docenti sono spesso i genitori. Il problema è che è venuto meno il rispetto, del ruolo dell’insegnante come educatore e della scuola come istituzione». Significa che la minaccia “chiamo i tuoi genitori e ti faccio venire accompagnato” oggi non vale più. Al contrario, i prof si trovano spesso da soli contro studenti arroganti e mamme e papà dalla denuncia facile. «Le vittime sono i ragazzi – aggiunge la responsabile Anp – perché crescono senza regole. I genitori non capiscono la gravità delle conseguenze, questi figli che insultano e aggrediscono i professori, come si rapporteranno per esempio a una autorità in divisa?». La dirigente scolastica spiega che l’età più critica è quella della prima adolescenza: «Le medie, l’età dei contrasti legati alla formazione della personalità. I ragazzini, maschi e femmine non fa differenza, vanno in conflitto con gli adulti, i genitori e i professori. Se nel rapporto con i prof vengono spalleggiati dalle famiglie, è chiaro che si sentiranno autorizzati a offendere e a non mostrare rispetto».

Non solo smartphone. Non c’è solo il telefono cellulare al centro dello scontro generazionale. Dice Ivo Vacca, segretario regionale Flc Cgil: «Ormai qualunque rimprovero può scatenare una reazione insensata da parte dell’alunno. Che soprattutto in determinati contesti, non riconosce alcuna autorità al professore perché i primi a non farlo sono i suoi genitori: una nota, un brutto voto, un richiamo al rispetto delle regole viene interpretato come il tentativo di aiutare il ragazzo a crescere e migliorarsi, ma come un intervento a gamba tesa, dunque da contestare. Molto spesso – aggiunge Vacca – i genitori sono totalmente assenti: rinunciano ad educare i figli, compito molto difficile, delegando la scuola che invece non è deputata a farlo».

Gli episodi. Telefoni accesi sui banchi, fumo in bagno o persino nei corridoi, parolacce al prof che contesta il costante ritardo. Gli studenti bulli quasi sempre lo sono innanzitutto con i compagni più deboli che vengono presi di mira. Poi fanno “il salto di qualità” e se la prendono con i professori. E nei casi estremi fanno branco: il bullo viene supportato dai compagni, a volte incitato. Scatta l’emulazione, soprattutto quando non c’è punizione e il bullo si sente invincibile. «Ecco perché bisogna parlarne – dice Anna Maria Maullu – mai fare finta di niente. Perché la volta successiva potrebbe andare anche peggio».
 

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative